Il Piano Colao prevede un forte intervento innovativo sulla Pubblica Amministrazione, ma la ricetta è di fatto già nota: lo si potrebbe per certi versi chiamare “piano Piacentini”, perché gli ingredienti individuati dalla task force sono sostanzialmente simili a quelli già posti in essere anzitempo dal Team per la Trasformazione Digitale guidato, appunto, da Diego Piacentini.
Digitalizzazione della PA
Eccoli dunque gli ingredienti: PagoPA, SPID, CIE, app “IO”. Roba nota, per la quale la task force suggerisce però specifici interventi di incentivo affinché possano realmente penetrare capillarmente tra le abitudini quotidiane dei cittadini. Tra le ricette più originali emerge un “team dedicato per l’implementazione e la trasformazione digitale (ca. 500 risorse) da affiancare alle amministrazioni locali“, un vero e proprio esercito di esperti che sappia aiutare le pubblica amministrazioni nel processo di conversione laddove spesso mancano sia le competenze che la pulsione al cambiamento.
Inoltre si auspicano misure di incentivo per SPID e CIE, affinché l’identità digitale possa costituire davvero una base certa nel rapporto tra cittadino e Stato:
- attivazione di nuovi servizi accessibili e miglioramento della user experience, affinché tutti i cittadini possano dotarsi di una identità digitale gratuita in maniera semplice e intuitiva;
- introdurre la possibilità di gestire attributi qualificati (ovvero informazioni che identifichino il ruolo e la professione oltre l’identità) che spesso sono necessari per l’erogazione di alcuni servizi fondamentali (ad. es., per INPS e Agenzia delle Entrate);
- valutare possibili ampliamenti degli ambiti di applicazione, ad esempio riconoscendo validità ai fini di legge delle dichiarazioni sostitutive di certificazione e delle dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà redatte in modalità digitale con accesso telematico tramite SPID.
Cloud PA
E poi c’è il cloud, sul quale la PA è in forte ritardo, ma che proprio nel campo della PA potrebbe restituire ingenti opportunità a livello di sistema. Il discorso si intreccia inscindibilmente con quello della gestione dei dati, sia perché rappresentano una risorsa fondamentale per il Paese, sia perché vanno tutelati con la massima cautela. Di qui un progetto che, secondo il piano Colao, risulta oggi ancora fortemente embrionale, ma la cui importanza è considerata imprescindibile.
Queste le proposte della task force per accelerare il processo e portare la PA ad una struttura incentrata sul cloud:
- Sviluppo e lancio della strategia architetturale ICT dello Stato
- Assegnazione di budget e risorse dedicate a supporto della migrazione, con costi sostenuti centralmente in caso di migrazione delle amministrazioni locali entro i prossimi 3 anni
- Razionalizzazione dei datacenter della PA con il ricorso ad un’architettura cloud in modo da (i) ridurre i costi di gestione di rete infrastrutturale, al momento dislocata sul territorio nazionale e (ii) consentire una politica di efficienza/risparmio energetico in ottica Green. Nello specifico, si propone una gestione differenziata a seconda dei servizi:
- Servizi essenziali devono essere trasferiti, con un piano di migrazione, al Polo Strategico Nazionale (PSN) che offre servizi di housing aggregando datacenter già esistenti fino ad arrivare ad un’architettura cloud gestita dalla Stato con accesso limitato (privato)
- Servizi non essenziali devono essere trasferiti ad un’architettura cloud pubblica (Cloud Service Provider su territorio nazionale, controllato da società a maggioranza italiana)
- Completa interoperabilità delle banche dati della PA attraverso API per consentire scambio e condivisione di dati e informazioni tra diverse PA senza la necessità dell’intervento del cittadino ogni volta che sia possibile. Per raggiungere questo obiettivo è necessario introdurre l’obbligatorietà della condivisione dei dati, di cui le singole amministrazioni continueranno ad essere titolari, nel rispetto della sicurezza e della tutela della privacy – come previsto dal Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali
Procurement ICT
Se il male individuato è quello della mancanza di risorse e competenze a livello decentralizzato, occorre fornire alle amministrazioni locali gli strumenti adeguati per poter gestire l’approvvigionamento di risorse ICT nel migliore dei modi. Il piano Colao prevede pertanto che la PA possa far fronte comune, condividendo un’unità dedicata che possa seguire da vicino il procurement ICT nazionale in un contesto di maggior competizione, maggiori garanzie per la PA ed un sistema di monitoraggio/valutazione che possa stabilire graduatorie di merito tra i fornitori.