Il Piemonte vuole la Webtax: la proposta di Cirio

Il Piemonte vuole la Webtax: la proposta di Cirio

La Giunta regionale del Piemonte porta avanti una proposta di legge per l'istituzione di una Web Tax che mette nel mirino i giganti dell'e-commerce.
Il Piemonte vuole la Webtax: la proposta di Cirio
La Giunta regionale del Piemonte porta avanti una proposta di legge per l'istituzione di una Web Tax che mette nel mirino i giganti dell'e-commerce.

Nei giorni che avvicinano il Piemonte all’uscita dalla “zona rossa”, il Presidente della Regione, Alberto Cirio, ha annunciato una proposta formale per mettere pressioni al Governo sul tema della Web Tax. La differenza rispetto al passato sta nel fatto che non si tratta di una mera presa di posizione, ma di un atto formale che la Giunta Regionale ha firmato in queste ore.

La Web Tax che parte dal Piemonte

La proposta non è ancora disponibile nei dettagli poiché ancora non resa pubblica nella documentazione ufficiale della Regione, tuttavia è stata enucleata da Cirio con apposita conferenza stampa nella quale non solo ne ha spiegato il significato, ma ne ha altresì tracciato il percorso legislativo. Purtroppo è solo nei dettagli che si potrebbe capire la validità della proposta, perché sembra difficile poter dar vita alla Web Tax a partire da una proposta regionale dopo che singoli Stati nazionali prima, e l’Unione Europea poi, hanno fallito in questa missione.

Benché la Web Tax rimanga qualcosa che tutti vorrebbero, nei fatti non si è ancora trovato modo di portarla ad applicazione e sono bastate le minacce di dazio dagli USA su prodotti come formaggio o vino (beni cari anche alla Regione Piemonte) per raffreddarne recentemente le pulsioni più decisioniste. Per questo l’Europa ha tentato di spostare sempre più in alto l’ambito decisionale, cercando infine nell’OCSE il supporto necessario per arrivare ad un nuovo regime fiscale per i colossi del Web.

L’economia digitale ha apportato numerosi vantaggi ai cittadini e alle imprese. D’altro canto però, per i regimi fiscali esistenti lo sviluppo di determinate attività digitali e di nuovi modelli imprenditoriali è diventato una sfida crescente. L’UE sta lavorando per adeguare all’era digitale i sistemi fiscali degli Stati membri, come pure per trovare soluzioni globali nell’ambito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE).

Consiglio Europeo

Questa cronistoria non sfugge tuttavia al Governatore piemontese, per anni all’Europarlamento quando per la prima volta la proposta iniziava a rimbalzare tra le responsabilità nazionali e quelle comunitarie (con la Francia a fare corsa a sé nel tentativo di accorciare i tempi). Perché una cosa sembra essere ormai conclamata: se davvero si vuol limitare la presenza dei Big Tech, ci si può muovere soltanto agendo su larga scala e non con azioni locali. O almeno, fino ad oggi tali iniziative si son spente rapidamente in virtù della loro semplice inapplicabilità (nonché, spesso, incoerenza).

La proposta del Piemonte

La proposta punta ai “colossi dell’e-commerce […] con oltre 750 milioni di ricavi, di cui almeno 5,5 milioni da servizi digitali in Italia“: manca soltanto il brand, ma l’obiettivo è del tutto chiaro. L’idea è quella di imporre una “aliquota al 15% in tempi di pace” che possa essere immediatamente elevata al 30% in virtù del periodo di Covid e delle serrande abbassate di questo periodo di restrizioni.

La dicotomia è quella nota: i “giganti del Web” che lucrano sulle vendite online contro i piccoli esercenti costretti al lockdown per la pandemia. Una mossa politica, anzitutto, che prende le mosse da un disagio che è andato a gonfiarsi con l’avvicinarsi al “Black Friday”, momento che sarà vissuto come una vera frattura tra chi potrà vendere di più e chi non potrà vendere del tutto. Il nemico Amazon è l’ombra che si allunga su questo contesto e che nella proposta della Giunta regionale del Piemonte trova l’incipit per una battaglia che vuol diventare di matrice parlamentare.

Amazon Prime Now a Torino

L’iter prevede il passaggio presso il Consiglio Regionale, ove la maggioranza di centrodestra avrà buon gioco ad approvare il testo per portarlo quindi nel consesso della Conferenza delle Regioni. Qui Alberto Cirio cercherà l’appoggio di almeno 5 Consigli Regionali (obiettivo apparentemente facile da raggiungere, visto che sarà sufficiente un’unità di intenti in seno alle Regioni guidate dalla Lega) per far sì che la proposta possa arrivare allo scranno parlamentare. A questo punto, dall’essere proposta locale, il testo diventerà formalmente proposta di legge su cui il Parlamento potrà esprimersi cercando una maggioranza trasversale che possa supportarne l’idea o sulla quale ci si possa battere. Le premesse, infatti, sono sempre le solite da anni: la Web Tax è qualcosa che tutti vorrebbero, ma che nessuno al momento è stato in grado di mandare in porto.

Con ogni probabilità il significato della proposta è dunque più di ordine politico, creando una contrapposizione in grado di dare voce e rilevanza ai piccoli esercenti in questo momento di grave difficoltà. Il nemico è stato identificato e le sue iniziative nei confronti delle PMI rischiano così di passare in secondo piano nonostante il coinvolgimento di ICE, Confapi e Politecnico.

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Pubblicato il
24 nov 2020
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