Massimiliano Capitanio (commissario AGCOM) ha confermato il lancio di una nuova versione della piattaforma che consente di bloccare l’accesso ai siti pirata. Piracy Shield 2.0 dovrebbe debuttare entro fine anno e consentirà di estendere il blocco a contenuti diversi da calcio e basket. I costi di gestione e aggiornamento saranno a carico dello Stato.
Spesa di circa 2 milioni di euro all’anno
Piracy Shield, attiva dall’inizio di febbraio, è stata introdotta con la legge n. 93 del 14 luglio 2023 (nota come legge antipirateria), in vigore dall’8 agosto 2023. In base all’art. 7, i costi per l’attività di vigilanza di AGCOM e la realizzazione, funzionamento e manutenzione della piattaforma sono a carico dei titolari dei diritti (ad esempio DAZN e Sky) e degli organismi di gestione collettiva (ad esempio la SIAE).
Il concetto sembra chiaro: chi vuole bloccare lo streaming illegale deve pagare le spese. Entro fine anno dovrebbe essere attivata la versione 2.0 di Piracy Shield. Oltre ai siti pirata per l’accesso agli incontri di calcio e basket sarà possibile segnalare i siti che permettono di vedere gratis film e serie TV. L’obiettivo rimane invariato: gli ISP dovranno bloccare l’accesso entro 30 minuti dalla segnalazione.
Secondo il quotidiano La Repubblica, la piattaforma potenziata costerà circa 2 milioni di euro all’anno. La somma coprirà anche i costi associati agli accordi che verranno sottoscritti con i provider cloud (Amazon, Microsoft e altri). Servirà inoltre per pagare i dipendenti degli ISP che devono bloccare l’accesso ai siti.
Il “finanziatore” di Piracy Shield 2.0 sarà lo Stato (totalmente o per due terzi della spesa). In pratica, se l’indiscrezione verrà confermata, i costi necessari per difendere gli interessi di società private saranno a carico di tutti i contribuenti. La modifica all’attuale legge potrebbe essere inserita nel disegno di legge sull’intelligenza artificiale.