Il Piracy Shield è entrato in azione. La barriera anti-pezzotto voluta da AGCOM e dai detentori dei diritti su sport, eventi e contenuti televisivi, attivata a partire dal mese di febbraio, ha immediatamente testato la propria efficacia andando a filtrare il traffico sulla base delle segnalazioni registrate. In particolare, segnala l’Autorità Garante delle Comunicazioni, sono stati fermati in prima istanza 65 DNS e 8 indirizzi IP.
Non sono state esplicate, al momento, le violazioni che hanno portato al blocco dei DNS e degli IP in oggetto. Lo sottolinea tuttavia il Commissario AGCOM Massimiliano Capitanio sui suoi profili social:
Durante Lecce-Fiorentina sono partite le prime ingiunzioni dinamiche da parte di Agcom nei confronti degli Isp accreditati sulla piattaforma Piracy Shield per oscurare i siti criminali che stavano trasmettendo Lecce Fiorentina senza averne titolo.
I blocchi sono avvenuti, come da previsioni, entro 30 minuti dalla segnalazione e dunque durante la trasmissione dell’evento stesso: il tempismo è un elemento cruciale poiché impedisce il godimento del contenuto e costringe gli utenti non paganti a cercare continuamente nuove fonti dei flussi di streaming per poter trovare l’evento desiderato. La pagina dedicata che dovrebbe elencare i provvedimenti adottati risulta al momento vuota, tuttavia è ancora Capitanio ad illustrare quale sia la paginata che si trova di fronte chi si collega ad un sito pirata oggetto di filtro AGCOM:
Piracy Shield: primi risultati
Così AGCOM riassume la procedura posta in essere:
La normativa prevede che in occasione della trasmissione di un evento sportivo in diretta (partite del Campionato di calcio o gran premi di Formula uno, ad esempio), i titolari dei diritti possano accedere a Piracy Shield per segnalare i servizi da bloccare. Gli Internet service provider, ricevuto automaticamente il ticket creato dal titolare, procedono con l’oscuramento del sito pirata entro 30 minuti. L’utente viene quindi indirizzato verso una pagina predisposta da Agcom nella quale si chiarisce che “L’accesso al presente sito, che diffondeva illecitamente contenuti protetti dal diritto d’autore, è stato disabilitato in esecuzione di un provvedimento dell’Autorità”. Piracy Shield mira a contrastare in maniera efficace un business illegale che danneggia l’industria della cultura, dello sport e dello spettacolo e di cui, tra l’altro, si serve anche la criminalità organizzata.
Le attività, precisa l’Authority, sono state avviate in stretta collaborazione con il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza. I dati indicano una copertura quasi completa del mercato: gli ISP accreditati alla piattaforma dell’Autorità rappresentano ormai oltre l’80% del mercato in termini di utenza. Questo dato è importante poiché indica in grossa misura il bacino potenziale di utenti sui quali lo scudo anti-pirateria sarà attivo.
I requisiti tecnici e operativi di Piracy Shield sono stati definiti nel tavolo tecnico convocato dall’Autorità, in collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) e ai cui lavori hanno preso, tra gli altri, le principali associazioni che riuniscono gli ISP, oltre a numerosissimi operatori non associati.
Tali lavori hanno raccolto tuttavia gli strali dei piccoli provider, i quali spiegano di ritrovarsi con oneri aggiuntivi e responsabilità in capo per i quali non è stato previsto alcun indennizzo. Una piattaforma utile ai detentori dei diritti, insomma, ma il cui costo si riversa sui provider ed in particolare su quelli con minor utenza: per questi ultimi l’aumento dei costi fissi implica una diminuzione dei margini e pertanto una spinta ulteriore verso la marginalità di mercato, a tutto vantaggio dei grandi attori del mercato.