Il tribunale di Milano ha respinto la denuncia presentata all’inizio di aprile (ma la conferma è arrivata a fine maggio) dalla Lega Serie A nei confronti di Cloudflare. L’azienda statunitense non è obbligata ad iscriversi alla piattaforma Piracy Shield e quindi fornire gli indirizzi IP dei siti pirata.
Sconfitta per la Lega Serie A
L’origine dello scontro tra Cloudflare e Lega Serie A risale a fine febbraio, quando gli ISP hanno ricevuto l’ordine di bloccare l’accesso ad un sito pirata che usava la CDN dell’azienda statunitense. L’indirizzo IP era condiviso, quindi sono stati oscurati anche siti legittimi. Cloudflare ha successivamente preparato un’email di reclamo che i proprietari dei siti dovevano inviare ad AGCOM.
La Lega Serie A ha presentato una denuncia al tribunale di Milano perché l’azienda fornisce ai pirati diversi servizi che permettono di aggirare il blocco, ovvero la VPN WARP (gratuita), il resolver DNS 1.1.1.1 e quello che consente di cambiare rapidamente indirizzo (IP failover). In realtà, questi servizi sono principalmente utilizzati per scopo leciti.
La Lega Serie A ha accusato Cloudflare di complicità, in quanto aiuta gli “spacciatori di partite”, fornendo locale di spaccio e vie d’uscita. Il tribunale di Milano ha stabilito che non è possibile imporre l’iscrizione a Piracy Shield ad un’azienda straniera. Ciò esula dai poteri dell’autorità giudiziaria italiana.
Il tribunale ha inoltre respinto la richiesta di impedire la fornitura dei servizi ai siti pirata, in quanto la questione doveva essere esaminata in un processo nel merito. AGCOM ha convocato Cloudflare per un incontro previsto a settembre. Ci sarà anche Google perché non eliminerebbe dai risultati delle ricerche i link ai siti pirata.