A distanza di pochi giorni dalla sentenza che conferma in capo ai provider l’obbligo di filtrare il traffico pirata, su Linkedin si registra un interessante scambio che mette in luce le aspettative delle diverse fazioni in gioco. Da una parte AGCOM ed i detentori dei diritti violati, dall’altra i piccoli provider che vengono ad assumere un ruolo di vigilanza attiva con tutti gli oneri a cui dover far fronte. Emerge, in particolare, come le parti non siano opposte su un piano di principio (ossia, la lotta alla pirateria non è questione messa in dubbio da alcuno), quanto su un fronte pragmatico ed economico. Ma emerge anche qualcosa di più curioso, ad esempio come la piattaforma pensata per il Piracy Shield sia stata omaggiata, ma questo omaggio costerà comunque 66 mila Euro.
Provider, le recriminazioni oltre la sentenza
Celebra la “vittoria” il commissario AGCOM Massimiliano Capitanio:
Il potere di AGCOM di disattivare in 30 minuti i siti pirata è legittimo. È quanto deciso dal TAR del Lazio con la sentenza n. 1223 del 22 gennaio 2024 che ha respinto il ricorso di una associazione di provider contro le delibere dell’Autorità che disciplinano gli ordini cautelari in tema di diritto d’autore. Tra le doglianze, l’associazione sosteneva che l’esecuzione degli ordini di disattivazione dei siti pirata costituisce un adempimento ingiustificatamente gravoso, tanto da comportare una violazione della libertà di impresa. Il Collegio ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. […] Il Giudice amministrativo ha poi rilevato che la tutela del diritto d’autore costituisce sul piano delle garanzie di effettività dell’ordinamento speciale il caposaldo dell’interesse pubblico che giustifica la previsione di procedure urgenti e l’elaborazione, in itinere, di misure tecniche che possano garantirne l’effettività. Misure tecniche all’avanguardia che l’Agcom sta utilizzando, come la piattaforma Piracy Shield, a cui devono accreditarsi tutti gli ISP entro il 31 gennaio, in vista dell’inizio della nuova procedura di disattivazione dei siti pirata in 30 minuti, alla luce della legge n. 93 del 14 luglio 2023.
A fronte di questo giudizio, si oppone un commento, firmato Dino Bortolotto, che sottolinea ancora una volta come siano stati imposti ai provider costi utili a salvaguardare interessi altrui. Il costo della pirateria diventerà un costo in capo ai provider, ostacolando peraltro in modo importante gli equilibri concorrenziali a tutto favore dei maggiori attori del mercato:
Sicuri che il TAR abbia confermato che i Provider Italiani debbono LAVORARE GRATUITAMENTE per interessi economici di PRIVATI e quindi di PARTE e NON COLLETTIVI? Come mai avete deliberato 66Keuro per “manutenzione evolutiva” di una piattaforma che risulta essere stata donata, era per caso incompleta? Quando è terminata la manutenzione evolutiva? Se la manutenzione evolutiva è costata 66Keuro, quanto vale secondo voi lo sviluppo fatto da ciascuno dei Provider Italiani per implementare il client?
Un regalo che costerà 66 mila Euro
La piattaforma donata è quella promessa dalla Lega Serie A (pdf), la quale ha messo pressione per l’affossamento delle tecnologie digitali che favoriscono la pirateria, ed in questo sforzo ha inteso comprendere anche il sistema informatico che sarà necessario per segnalare e gestire le fonti da filtrare. Tuttavia, secondo quanto emergente dalla memoria AGCOM in sede cautelare davanti al tribunale amministrativo del Lazio (depositata dall’avvocatura di Stato) si evince che il dono sarà di fatto oneroso. Recepire la piattaforma omaggiata dalla Lega Serie A, infatti, imporrà costi di “manutenzione evolutiva” pari a 66 mila Euro, cifra già messa in conto per poter avviare la fase applicativa del nuovo sistema anti-pirateria.
Il lavoro sporco andrà però fatto dai provider, i quali si trovano ora di fronte ad una piattaforma ancora non operativa, per la quale sono stati stanziati 66 mila euro “per manutenzione evolutiva” e che imporrà costi ulteriori ad ogni singolo operatore di mercato coinvolto. Il termine ultimo per adeguarsi è quello del 31 gennaio, dopodiché l’obbligo sarà in capo ai provider e le segnalazioni di IP pirata dovranno corrispondere ad azioni di filtro sui DNS per impedire il traffico (verso e da) tali riferimenti.
Costi e barriere all’ingresso
Sulla base di questo assunto, infatti, nascono le ovvie recriminazioni:
Vi siete resi conto che avete imposto a tutti i Provider Italiani un incremento dei loro costi fissi che, come noto, pesano in modo diverso tra piccoli e grossi provider e che cosi facendo avete alzato la barriera di ingresso ed alterato la concorrenza tra operatori grandi e piccoli?
Segue la contro-risposta di Capitanio:
Caro Ingegnere, mi dispiace che lei interpreti l’operato dell’AGCOM come espressione di interessi privati ma devo sottolineare che la sentenza dice esattamente il contrario. Nel respingere il motivo di ricorso con cui si contestava l’implementazione della piattaforma, il TAR ha espressamente rilevato come l’operato dell’Autorità sia totalmente volto a perseguire l’interesse pubblico prevalente, identificato nella tutela del diritto d’autore. […] In merito ai costi dei provider, pur comprendendo la possibile difficoltà nell’affrontarli, mi è d’obbligo sottolineare che molti piccoli ISP, tramite le relative associazioni, hanno sviluppato soluzioni tecniche condivise per ridurre i costi ed essere pronti per il termine del 31 gennaio.
“Ridurre i costi” implica che di costi ne siano stati imposti, confermando esattamente ciò che i piccoli provider contestano:
Appunto ridurre quindi ammette che a carico nostro ci sono dei costi non ristorati, quindi la domanda è più che lecita, perché dobbiamo affrontare dei costi per difendere interessi di altri comparti? non esistono soltanto i costi della soluzione ma i colleghi devono sopportare e supportare anche costi organizzativi e di presidio H24.
La logica è semplice: se sono stati imposti costi ai provider sulla base di un principio – riaffermato – della priorità della lotta alla pirateria, perché non risarcire i provider per i costi medesimi? Il sovraccarico di oneri su un mercato ricco di piccoli attori, non fa altro che alzare le barriere all’ingresso, spingendo fuori quanti non possono farsi carico di un aumento dei costi fissi e favorendo quindi una maggior polarizzazione delle quote di mercato. L’intervento AGCOM non è neutrale, insomma, ma incide. E la richiesta dei piccoli provider non è contraria alle iniziative antipirateria, ma semplicemente orientate ad impedire un pericoloso innalzamento dei costi in capo ad una categoria che diventa sempre più fragile.
L'offerta per te oggi è...