Il TAR del Lazio ha bocciato il ricorso presentato da Assoprovider, quindi sono stati eliminati gli ultimi ostacoli all’attivazione della piattaforma. Il sistema antipirateria, noto come Piracy Shield, entrerà in funzione a febbraio. Ci sono però alcuni dubbi sul funzionamento.
Addio allo streaming illegale?
L’efficacia della lotta alla pirateria audiovisiva, in particolare allo streaming illegale di eventi sportivi, film e serie TV, dipenderà principalmente sulla tempestività. Piracy Shield permette la gestione automatizzata delle segnalazioni caricate di titolari dei diritti (ad esempio, DAZN e Sky). Entro 30 minuti, gli ISP (Internet Service Provider) dovranno disabilitare la risoluzione DNS dei nomi di dominio e l’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP indicati.
Assoprovider aveva contestato questa velocità di intervento, in quanto solo i maggiori ISP hanno risorse sufficienti per eseguire il blocco. I più piccoli rischiano di ricevere pesanti sanzioni e di chiudere l’attività. Un altro problema riguarda l’identificazione degli indirizzi IP. In alcuni casi, l’indirizzo IP è condiviso tra più domini/siti. Bloccando l’indirizzo IP del sito di streaming pirata si bloccano tutti gli altri siti.
I titolari dei diritti devono allegare alla segnalazione le prove documentali che l’indirizzo IP viene usato esclusivamente per la trasmissione illegale delle partite. Gli ISP che bloccano l’accesso a siti legali, a causa di segnalazioni errate, possono ricevere denunce dai proprietari dei siti.
Entro il 31 gennaio dovrà pervenire la richiesta di accreditamento a Piracy Shield. I soggetti interessati sono anche quelli che forniscono motori di ricerca (i link ai siti pirata devono essere rimossi dai risultati), servizi DNS e VPN.
C’è infine un ultimo dubbio sui costi. La piattaforma è stata “donata” dalla Lega Serie A all’AGCOM, ma la legge n. 93 del 14 luglio 2023 (nota come legge antipirateria) prevede un contributo a carico dei titolari dei diritti per il funzionamento e la manutenzione della piattaforma. Ciò potrebbe portare ad un aumento degli abbonamenti. Analogamente, gli ISP potrebbero riversare i costi sugli utenti finali, anche quelli che non seguono il calcio o già pagano l’abbonamento a DAZN e Sky.