Frederick Brown ha probabilmente guadagnato il suo bel gruzzolo dall’attività di pirata di software e hardware videoludico nell’aria di San Diego, ma ora gli affari sono finiti grazie all’intervento degli investigatori della Computer and Technology Crime High-Tech Response Unit (CATCH), che gli hanno perquisito casa e lo hanno arrestato riconoscendogli 10 capi di imputazione. Brown ora è libero su una cauzione da 100mila dollari, ma dovrà presto affrontare un processo di natura penale che si annuncia pesante.
Nella sua abitazione, gli agenti del CATCH hanno rinvenuto oltre un migliaio di copie pirata di videogiochi ed una gran quantità di mod chip per console. L’uomo pubblicizzava la propria attività di compravendita e installazione di modifiche sul celebre portale Craigslist , ed è proprio lì che la sua “azienda” è stata avvistata per la prima volta. Oltre alle copie software, Brown forniva servizi come l’installazione di hard disk ripieni di giochi sulle console Microsoft della linea Xbox , la qual cosa non è passata inosservata ad alcuni membri dell’associazione di settore Entertainment Software Association .
Su segnalazione dei suddetti, ESA ha condotto l’anno scorso alcune indagini indipendenti, fino a raccogliere abbastanza prove da poter segnalare il fatto al CATCH. Il team di cybercop è stato “molto ricettivo”, ha dichiarato Ric Hirsch dell’ESA, riuscendo a mettere in piedi l’investigazione e il successivo raid in casa del pirata in tempi molto rapidi.
Oltre che per contraffazione e infrazione di copyright, Fred Brown dovrà ora vedersela anche con quelle norme del DMCA che vietano di bypassare le misure di protezione tecnologica contro la copia, un divieto molto ben visto dai produttori di console, tradizionalmente insofferenti nei confronti di mod chip e modifiche assortite.
Buon ultimo in questo senso il caso della mannaia di Microsoft contro gli account fittizi su Xbox Live Marketplace – azione successivamente invalidata da un nuovo attacco degli hacker – o la sempre calda community di modding della PSP di Sony , la cui recente scoperta dell’hack universale ha già portato allo sviluppo di un downgrader utile ad installare il firmware versione 1.50 – in grado di far girare software homebrew , emulatori e loader di versioni superiori di firmware – o uno di quelli modificati, o per meglio dire Open Edition, dell’hacker Dark Alex .
Questi ultimi casi rappresentano quella che è la nuova frontiera dell’hacking delle macchine da gioco, che si sta spostando sempre più sul versante software piuttosto che limitarsi all’hardware: come il caso del pirata Frederick Brown dimostra, è decisamente più pratico e sicuro nascondersi nell’underground telematico rilasciando codice spacca-protezioni piuttosto che esporsi in prima persona vendendo mod chip su un portale di annunci a tema per tentare di rastrellare illegalmente denari.
Alfonso Maruccia