FAPAV (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) ha presentato i risultati della ricerca sulla pirateria audiovideo in Italia nel 2023, effettuata su un campione di circa 3.200 persone in collaborazione con Ipsos. In base all’indagine è stato stimato un danno per le aziende del settore di circa 2 miliardi di euro.
Diminuiscono gli atti di pirateria
La ricerca è stata condotta per valutare i danni causati all’industria audiovisiva e all’economia italiana attraverso tre tipi di pirateria: fisica (acquisto di DVD/Blu-ray contraffatti), digitale (download, streaming e IPTV) e indiretta (visione di copie fisiche o digitali altrui). Sono indicate anche le percentuali in base al tipo di contenuti (film, serie TV, programmi e sport live) e verificata la conoscenza della nuova legge antipirateria.
L’indagine ha evidenziato che il 39% della popolazione con età maggiore di 15 anni ha commesso almeno un atto di pirateria nel 2023 (-3% rispetto al 2022). Sono stati inoltre stimati circa 319 milioni di atti di pirateria (-7% rispetto al 2022 e -52% rispetto al 2016). Il calo è dovuto principalmente alla pirateria di serie TV (-14%), seguita dagli eventi sportivi live (-11%).
Il principale tipo di pirateria è quello digitale (37%), ma è in diminuzione rispetto al 2022. Le IPTV sono la modalità di accesso preferita (23%) con circa 3,6 milioni di abbonati con età superiore a 15 anni. Il 70% di essi è consapevole dei danni causati all’economia, ma solo il 52% considera illecito l’uso delle IPTV.
Considerando la fruizione di film, serie TV, programmi e sport live sono stati stimati danni di circa 2 miliardi di euro per le aziende, una perdita di PIL pari a circa 821 milioni di euro, mancate entrate del fisco per circa 377 milioni di euro e la perdita di circa 11.200 posti di lavoro.
Il 51% degli intervistati conosce la nuova legge antipirateria entrata in vigore l’8 agosto 2023. Il 45% dei “pirati” ha dichiarato di aver scelto alternative legali quando è stato oscurato il sito che trasmetteva contenuti in modo illecito. Per avere un quadro più completo sul fenomeno si dovrebbe però chiedere agli utenti se sceglierebbero una soluzione legale in caso di riduzione dei prezzi degli abbonamenti.