Prato – Si è conclusa una nuova fase dell’operazione denominata Rete pulita , un’operazione della Guardia di Finanza che ha coinvolto internet point e decine di persone, alcune delle quali arrestate.
L’indagine delle Fiamme Gialle di Prato è stata condotta da decine di finanzieri che hanno preceduto alle perquisizioni e ha portato al sequestro di 4 immobili, di oltre 2 milioni di film pirata, la stragrande maggioranza dei quali sotto forma di file scaricato da Internet, al recupero di 300 computer sui quali sono in corso gli accertamenti del caso. 12 sono gli imprenditori cinesi denunciati e 13 i clandestini fermati dalle autorità. 3 di loro sono formalmente in arresto.
L’operazione della Guardia di Finanza è iniziata con una serie di verifiche all’interno di attività commerciali cinesi dedicate alla vendita di computer, telefonini e accessori. Secondo gli inquirenti, il grosso del traffico illecito avveniva nei negozi, all’interno dei quali i computer dei clienti venivano rimpinzati di file pirata dai responsabili degli esercizi stessi. “Dietro all’attività legale dichiarata – si legge in una nota diramata dalla Compagnia di Prato – i titolari avevano messo in atto un nuovo modo di fornire alla clientela film e file musicali in violazione della normativa sul diritto d’autore. Infatti, piuttosto che vendere illegalmente cd e dvd masterizzati, avevano organizzato un sistema imprenditoriale meno evidente, ma indubbiamente molto efficace: si facevano lasciare per qualche ora i personal computer dei clienti, sui quali – tramite un collegamento ai propri server – trasferivano direttamente intere gallerie filmografiche e musicali pirata”.
Nel corso delle prime ispezioni, ricostruiscono le Fiamme Gialle, sono stati sequestrati anche grandi quantità di hard disk esterni. Nel complesso si parla appunto di 2 milioni di file distribuiti su oltre 50 terabyte di contenuti pirata: oltre ai film di grido e alla musica più popolare veniva anche distribuito, chiarisce la Guardia di Finanza, materiale pornografico. Secondo i finanzieri, dunque, ci si è trovati dinanzi ad un nuovo modo di violare la norma e – continua la nota – “di rendere più ardua la scoperta degli illeciti, considerato che i computer e gli hard disk portatili sui quali venivano trasferiti i filmati erano sistemati con apparente noncuranza sui banconi dei negozi, confusi tra i computer in riparazione”.
L’origine dei materiali era Internet: venivano tutti scaricati, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, dall’interno di quattro internet point. Su quei computer, si parla di più di 200 postazioni, “circolavano in condivisione film di tutti i generi – continua la GdF – che venivano guardati direttamente in loco: ciascun cliente di fronte al proprio monitor, con cuffie e occhi fissi sullo schermo”.
È nel corso delle perquisizioni nei netpoint che sono stati individuati alcuni clandestini, 13 per la precisione, 3 dei quali sono stati come detto arrestati con la motivazione di non aver ottemperato a decreti di espulsione precedenti.
“Grazie all’ausilio di personale della SIAE e delle principali associazioni di categoria impegnate nella tutela della proprietà intellettuale in ambito mondiale (BSA – Business Software Alliance per il settore del software, FAPAV – Federazione AntiPirateria Audio Visiva per il settore audiovisivo e FPM – Federazione contro la Pirateria Musicale per quello discografico nonché della Sony Pictures Home Entertainment per gli home video), nonché di tecnici informatici – continua la nota – è stato anche possibile sequestrare software illegalmente installati sui computer ed individuare file e link nascosti e protetti sui server dei titolari degli esercizi, che una volta attivati permettevano la visione di film in streaming, ossia mediante un collegamento diretto a portali in lingua cinese che offrivano illegalmente il materiale”.
Compresi nel sequestro, oltre ai locali in cui si trovavano i netpoint, anche 5mila DVD con film ancora proiettati in sala.