Era quasi la fine del 2010. Un post dal titolo far funzionare meglio il copyright online veniva pubblicato sul blog ufficiale di Google. Un pugno di significativi cambiamenti alle policy interne in materia di diritto d’autore, annunciato dal general counsel di BigG Kent Walker. Una serie di misure più rapide ed efficaci per contrastare il cattivo esempio di quelle che erano state soprannominate mele marce della proprietà intellettuale.
Ma le buone intenzioni del colosso di Mountain View non avrebbero portato i frutti sperati dall’industria discografica globale. I vertici della Recording Industry Association of America (RIAA) hanno recentemente pubblicato un report per una decisa tiratina d’orecchie ai responsabili della Grande G. Che poco o nulla avrebbero fatto effettivamente per mantenere le promesse annunciate alla fine dello scorso anno .
E quali sarebbero le mancanze di Google secondo i signori statunitensi del disco? In primis, suggerimenti automatici come Lady Gaga mp3 download sarebbero ancora visibili attraverso le feature Autocomplete e Instant. In barba a tutti gli sforzi sbandierati dal search californiano. Secondo la RIAA, BigG si sarebbe rifiutata di offrire priorità nel search di piattaforme legali .
Le colpe non sono finite qui. Il report ha sottolineato come Google debba intervenire con maggior decisione nelle attività di blocco dei siti illeciti all’interno della piattaforma pubblicitaria AdSense . E particolarmente lente sarebbero le procedure per la rimozione delle app pirata tra i vasti meandri dell’Android Market. BigG non controllerebbe al meglio tutte le applicazioni prima del loro caricamento.
Ancora, RIAA si è lamentata degli attuali limiti imposti dai vari strumenti offerti ai legittimi detentori dei diritti per la rimozione dei contenuti ritenuti illeciti. In sostanza, l’industria vorrebbe poter inviare un numero pressoché infinito di takedown notice . Resta da capire se Google sia obbligata a rispondere alla letterina natalizia delle grandi etichette del disco.
Mauro Vecchio