Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto Omnibus che include i due emendamenti introdotti per contrastare il fenomeno della pirateria TV. Dopo quelle di Asstel arrivano critiche pesanti anche da Assoprovider e Anitec-Assinform. Entrambe le associazioni evidenziano le conseguenze della responsabilità penale per i prestatori di servizi.
Grave minaccia e violazione del diritto UE
Uno dei due emendamenti estende ai provider VPN e DNS l’obbligo di bloccare l’accesso ai contenuti pirata entro 30 minuti dalla segnalazione effettuata attraverso la piattaforma Piracy Shield. L’emendamento criticato da Assoprovider e Anitec-Assinform è quello che riguarda la responsabilità penale.
I prestatori di servizi sono obbligati a segnalare immediatamente all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria eventuali attività penalmente rilevanti di cui vengano a conoscenza, pena la reclusione fino a un anno per l’omissione della segnalazione. Assoprovider ha sottolineato cinque punti critici:
- Rischio carcere ingiustificato: la minaccia di reclusione per un’attività di natura tecnica e commerciale è senza precedenti e ingiustificata
- Impossibilità pratica: gli ISP non hanno gli strumenti né le competenze per determinare quali attività siano penalmente rilevanti
- Sovraccarico del sistema giudiziario: il timore di sanzioni penali potrebbe portare a un eccesso di segnalazioni, intasando il sistema giudiziario
- Impatto sulla concorrenza: questa norma colpirà in modo sproporzionato i piccoli e medi operatori che non hanno le risorse per implementare sistemi di monitoraggio complessi
- Conflitto con la privacy: l’obbligo di monitoraggio si scontra con le normative sulla protezione dei dati personali, mettendo gli ISP in una posizione legale insostenibile
Giovanbattista Frontera, presidente di Assoprovider, ha dichiarato:
Ci troviamo di fronte a un bivio pericoloso. Da un lato, rischiamo il carcere se non segnaliamo attività sospette. Dall’altro, potremmo violare le leggi sulla privacy se monitoriamo eccessivamente il traffico dei nostri utenti. È una situazione impossibile per qualsiasi operatore. Siamo determinati a contrastare la pirateria, ma non possiamo accettare il rischio di finire in carcere per svolgere il nostro lavoro. Chiediamo una revisione urgente di questi emendamenti e l’apertura di un tavolo di confronto con tutte le parti interessate.
Sembra chiaro che l’emendamento in questione è stato introdotto senza nessun dialogo con tutte le parti interessate. Purtroppo l’appello di Assoprovider rimarrà inascoltato perché l’approvazione definitiva del decreto Omnibus da parte della Camera è prevista entro il 4 ottobre (la conversione in legge deve avvenire entro l’8 ottobre).
Anche Anitec-Assinform chiede una modifica dell’emendamento, evidenziando tre principali criticità. L’associazione ritiene che l’obbligo di segnalazione sia una misure sproporzionata e inefficace perché i prestatori di servizi sono “meri intermediari“, ai quali non è possibile attribuire una responsabilità penale.
Inoltre, la norma non specifica criteri, modalità e condizioni che determino l’effettiva condotta omissiva (la mancata segnalazione). Dal punto di vista tecnico è difficile individuare gli utenti che diffondono e usufruiscono dei contenuti pirata.
Anitec-Assinform evidenzia infine la possibile violazione di principi fondamentali del diritto dell’UE, a partire dal cosiddetto “country of origin”, in base al quale le imprese possono essere soggette esclusivamente alle norme del Paese in cui sono stabilite. In tal caso potrebbe essere chiesto l’intervento della Commissione europea.