Pirateria TV: obblighi per provider VPN e carcere

Pirateria TV: obblighi per provider VPN e carcere

I provider VPN, DNS e CDN dovranno bloccare l'accesso ai siti pirata e segnalare gli utenti alle autorità per evitare la reclusione fino ad un anno.
Pirateria TV: obblighi per provider VPN e carcere
I provider VPN, DNS e CDN dovranno bloccare l'accesso ai siti pirata e segnalare gli utenti alle autorità per evitare la reclusione fino ad un anno.

Le Commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno approvato un emendamento alla legge antipirateria che aggiunge obblighi per i provider VPN e DNS. Un secondo emendamento modifica invece la legge sul diritto d’autore, introducendo obblighi per qualsiasi prestatore di servizi e la reclusione fino ad un anno in caso di inosservanza.

Lotta alla pirateria: due novità

Le due novità sono state incluse nel testo di conversione in legge del decreto Omnibus (che non c’entra nulla con il famoso “pezzotto”). Il primo emendamento, presentato da tre senatori di Forza Italia e Fratelli d’Italia, modifica gli articoli 2 e 6 della legge n. 93 del 14 luglio 2023, nota come legge antipirateria (quella che ha introdotto la piattaforma Piracy Shield).

Il testo attuale dell’art. 2 comma 1 prevede “il blocco della risoluzione DNS dei nomi di dominio e il blocco dell’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP univocamente destinati ad attività illecite“. L’emendamento sostituisce la parola “univocamente” con “prevalentemente“. In pratica potrebbe essere bloccato l’accesso anche ai siti web che condividono l’indirizzo IP con i siti illegali.

Vengono inoltre modificati i comma 3 e 5 dello stesso articolo, specificando che l’obbligo del blocco entro 30 minuti dalla notifica tramite Piracy Shield viene esteso ai “fornitori di servizi di VPN e quelli di DNS alternativi, ovunque residenti ed ovunque localizzati“. Quindi c’è un chiaro riferimento a Google, Cloudflare e a tutti i provider VPN.

Un nuovo comma stabilisce invece che, dopo il primo anno di funzionamento della piattaforma, viene eliminato il limite al numero di indirizzi IP e nomi di dominio che possono essere bloccati contemporaneamente. È prevista però la riabilitazione della risoluzione dei nomi di dominio e l’instradamento del traffico verso gli indirizzi IP bloccati, se sono trascorsi almeno sei mesi dal blocco e se non risultino utilizzati per finalità illecite.

Il secondo emendamento, presentato dagli stessi tre senatori, aggiunge un nuovo articolo alla legge sul diritto d’autore (n. 633 del 22 aprile 1941) che prevede la reclusione fino ad un anno se non viene segnalato all’autorità giudiziaria o alla Guardia di Finanza l’accesso degli utenti ai siti pirata.

L’obbligo di segnalazione riguarda ISP, gestori dei motori di ricerca, provider VPN, DNS e CDN. Anche in questo caso c’è un chiaro riferimento a Google e Cloudflare. Se offrono questi servizi agli utenti italiani e non hanno una sede legale o amministrativa in Italia, l’emendamento prevede l’obbligo di comunicare il rappresentante legale in Italia all’AGCOM.

La settimana scorsa è stato sottoscritto un protocollo tra AGCOM, Procura di Roma e Guardia di Finanza per lo scambio di informazioni che permetteranno di identificare gli abbonati alle IPTV e quindi di applicare multe da 150 a 5.000 euro.

Fonte: Repubblica.it
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Pubblicato il
30 set 2024
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