I pirati dei necrologi stanno invadendo YouTube

I pirati dei necrologi stanno invadendo YouTube

Il macabro business dei necrologi non autorizzati letti su YouTube: ad oggi, la pratica non è formalmente impedita dalla piattaforma.
I pirati dei necrologi stanno invadendo YouTube
Il macabro business dei necrologi non autorizzati letti su YouTube: ad oggi, la pratica non è formalmente impedita dalla piattaforma.

Il fenomeno non è certo cosa nuova: noto come obituary pirating, vede i cosiddetti pirati dei necrologi generare profitto in modo quantomeno eticamente discutibile dal dolore altrui per la perdita di una persona cara. La dinamica è piuttosto lineare: si prendono gli annunci funebri pubblicati online, solitamente dai parenti del defunto, e li si ripubblica sui propri siti, catturando così il traffico e l’attenzione di chi cerca il nome del deceduto.

YouTube ha un problema: i pirati dei necrologi

Il guadagno è spesso legato alla visualizzazione delle inserzioni pubblicitarie o dall’inserimento di link affiliati nelle pagine. C’è però un nuovo trend, quello che sta interessando YouTube. Sono infatti sempre più numerosi i canali che, di continuo, pubblicano filmati in cui si annuncia la dipartita di qualcuno. I video in questione sono perlopiù di scarsa qualità e durano poche decine di secondi: giusto il tempo necessario per attirare una manciata di click. Qui sotto uno screenshot, catturato da un account pakistano che si concentra, in particolare, sulle morti causate da incidenti o scontri a fuoco.

Un frame da uno dei canali YouTube che monetizzano la lettura dei necrologi

A rilanciare la discussione sul fenomeno è stata nei giorni scorsi la redazione di Wired. La pratica, va detto, non è proibita dalla piattaforma. Di certo non è ben vista dai parenti delle persone scomparse, come testimoniano diverse discussioni online, su Reddit e altrove. Finché il servizio non deciderà di vietarla nelle proprie linee guida, però, potranno fare ben poco per impedirla.

Un precedente legale, ad ogni modo, c’è. È quello che nel 2020 ha visto il sito canadese Afterlife punito con una sanzione da 20 milioni di dollari per aver copiato e ripubblicato i necrologi messi online da portali autorizzati dalle famiglie, accompagnandoli con le foto dei defunti. A decretare la sentenza non furono però ragioni etiche, ma una più fredda e giuridicamente dimostrabile violazione del copyright.

Anche i big del mondo hi-tech sembrano scivolare su bucce di banana simili. È il caso di Microsoft, che la scorsa settimana ha condiviso, attraverso MSN, un articolo generato dall’IA ritenuto offensivo sul decesso di Brandon Hunter, ex giocatore NBA.

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Pubblicato il
25 set 2023
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