Il Ministero dell’Innovazione ha rilasciato un breve comunicato per segnalare l’incontro avvenuto tra il ministro Pisano e l’ambasciatore coreano in Italia, Hee-seog Kwon. Una comunicazione molto formale e concisa, nella quale si sottolinea il clima cordiale e amichevole dell’incontro, ma un aspetto emerge fin dalle prime righe: al centro dello scambio v’è stato il ruolo della tecnologia nella strategia coreana anti-Covid, in modo particolare per tutto quanto concernente il contact tracing.
Corea e Italia, incontro in tema innovazione
Cosa possiamo imparare dalla Corea? In epoca di Covid, probabilmente, qualcosa da imparare c’è. Il paese orientale, infatti, è stato tra i primi a dover affrontare l’epidemia, ma al tempo stesso ha dimostrato di saperla gestire con efficienza, in modo peculiare e senza tirarsi indietro di fronte alla sfida tecnologica. Sia chiaro: il modello coreano non è sovrapponibile a quello italiano né potrebbe essere adottato in occidente così come invece è stato applicato in oriente. Tuttavia l’originalità dell’approccio è un utile spunto per uno scambio di opinioni sul tema.
In un clima cordiale e amichevole, l’incontro ha offerto l’opportunità di un utile scambio di opinioni su questioni relative allo sviluppo tecnologico nei rispettivi Paesi, sulle applicazioni di notifica delle esposizioni al Covid-19 volte a contrastare la diffusione del virus e sui processi di digitalizzazione del settore pubblico. Tra i temi affrontati, le infrastrutture digitali, l’intelligenza artificiale, le Smart city e la sicurezza agroalimentare attraverso le tecnologie per il controllo delle filiere.
L’Italia ha messo in campo l’app Immuni anche sulla scia degli echi che giungevano dalla Corea, dove in tempo di emergenza sanitaria il Paese non ha esitato a mettere in campo una tecnologia di tracciamento per limitare i contagi. Il modello coreano è tuttavia molto più invasivo (su questo aspetto l’approccio italiano ed europeo sono ben più garanti), ma al tempo stesso non sfuggirà come la Corea abbia investito molto sui tamponi e proprio su questo punto l’Italia potrebbe fare di più per garantire anche a Immuni (oltre che, prioritariamente, alla salute pubblica) maggior fiducia da parte dei cittadini.
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Non sappiamo quali conseguenze potranno scaturirne nelle prospettive del Ministro, ma l’incontro con l’Ambasciatore Kwon è servito per sottolineare il focus governativo sulla tecnologia come leva evolutiva e strumento risolutivo. La Corea è un modello: non un esempio, perché non è quella la direzione in cui l’Italia intende andare, ma qualcosa da imparare di fatto c’è. Per l’Italia è stato quello l’incipit di un ragionamento durato quasi due mesi, dopo i quali si è scelto un sistema decentralizzato, senza geolocalizzazione e senza alcun braccialetto di tracciamento: le differenze tra il contact tracing italiano e quello coreano sono dunque sostanziali e, mentre quello coreano è già stato solidamente sperimentato in fase di emergenza, quello italiano è arrivato a picchi ormai superati e scaricato in quantità ancor troppo basse per arrivare così rapidamente a giudizi definitivi.