Come promesso, Planetary Resources , una startup specializzata nell’esplorazione spaziale, ha rivelato i propri intenti nella tanto attesa conferenza stampa annunciata la scorsa settimana.
Il progetto dell’azienda sembra ispirato a un film di fantascienza, con l’unica variante che gli intenti sono più che reali. Metalli preziosi, come per esempio il platino, sono sempre più scarsi sulla Terra, ma si trovano in abbondanza nello spazio (almeno secondo i finanziatori del progetto). Pertanto, Planetary Resources punta a recuperare queste risorse direttamente dagli asteroidi e a finanziare l’enorme costo di estrazione dalla vendita degli stessi materiali.
L’azienda prevede, inoltre, di utilizzare gli asteroidi vicini alla Terra come trampolini di lancio per esplorare il resto del Sistema Solare. Le navicelle in questione saranno alimentate direttamente dall’acqua che verrà estratta dagli asteroidi. Non solo. Poiché l’acqua, scissa in idrogeno e ossigeno, rappresenta un ottimo rifornimento per i veicoli spaziali in orbita, Planetary Resources punterebbe alla costruzione di veri e propri “pozzi di rifornimento” nello spazio.
La società intende lanciare una serie di piccoli satelliti dotati di telescopi e strumenti idonei a studiare gli asteroidi intorno al nostro pianeta (in totale sono circa novemila) per individuare quelli più “papabili”. Il primo satellite è già in fase di sviluppo e sarà mandato nello spazio entro i prossimi due anni .
Nel corso della conferenza stampa, Eric Anderson, co-fondatore dell’azienda, ha annunciato l’intenzione di vendere i piccoli satelliti a clienti privati o governativi, in modo tale da ottene fondi nel breve termine. Il problema degli investimenti , infatti, non è da sottovalutare in quanto chi decide di finanziare il progetto non avrà, di certo, un ritorno nel breve periodo. Tuttavia, l’elenco degli investitori è sorprendente : tanti i personaggi provenienti dal mondo della ricerca, del cinema e della tecnologia. Tutti disposti a contibuire con grosse somme di denaro.
Non mancano però gli scettici. Henry Hertzfeld, docente alla George Washington University , sostiene che l’iniziativa sia tecnicamente fattibile, ma estrarre materiali dagli asteroidi sollevi questioni legali irrisolte. Nel 1967 gli Stati Uniti furono tra i promulgatori del Trattato sullo spazio extra-atmosferico che proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare risorse spaziali poste sulla Luna, su un pianeta o su un qualsiasi corpo celeste poiché considerate “patrimonio dell’umanità”. In particolare, nell’articolo VI si evidenzia che le attività condotte nello spazio da enti non-governativi, sia sulla Luna che su altri corpi celesti, siano soggette all’autorizzazione e alla continua supervisione da parte dello Stato di appartenenza firmatario del Trattato. In sostanza, in questo caso, gli Stati Uniti sarebbero responsabili.
Per il momento, Planetary Resources non sembra preoccupata delle questioni legali e continua per la sua strada: “Il miglior modo di predire il futuro è farlo accadere” ha dichiarato Chris Lewicki, presidente e ingegnere capo dell’azienda.
Gabriella Tesoro