Il Parlamento europeo ha comunicato di aver raggiunto un accordo provvisorio con il Consiglio sulla Platform Work Directive. L’obiettivo delle nuove norme è migliorare le condizioni di lavoro dei cosiddetti gig worker, come quelli che consegnano cibo a domicilio. La direttiva stabilisce diritti, regole per gli algoritmi e rispetto della privacy.
Stato occupazionale, algoritmi e privacy
I negoziati tra i co-legislatori sono ripresi sotto la presidenza belga del Consiglio, in quanto il precedente accordo è stato invalidato per mancanza del quorum. Rimangono comunque invariate le misure stabilite riguardanti stato occupazionale, uso degli algoritmi e rispetto della privacy.
La prima importante novità riguarda lo stato occupazionale. La maggioranza delle piattaforme considera il gig worker come lavoratore autonomo con pochi o nessun diritto. La direttiva stabilisce invece che debba essere considerato lavoratore dipendente, se sono soddisfatti almeno due dei cinque requisiti, tra cui supervisione del lavoro e assegnazione dei compiti.
In questo caso, le piattaforme dovranno garantire tutti i diritti previsti per i lavoratori dipendenti: salario minimo, contrattazione collettiva, orario di lavoro, tutela della salute, ferie, protezione contro gli infortuni sul lavoro, disoccupazione, malattia e pensioni di vecchiaia.
La seconda novità è relativa l’uso degli algoritmi. Le nuove regole garantiscono che il lavoratore non possa essere licenziato sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato. Ad esempio, un software non può decidere di licenziare un gig worker che ha effettuato una consegna in ritardo o perché il numero di consegne giornaliere è basso. Le piattaforme devono garantire il controllo umano.
Infine, la direttiva impone alle piattaforme il rispetto della privacy. È vietata la raccolta di alcuni tipi di dati, tra cui quelli relativi alle conversazioni private, allo stato emotivo o psicologico, a razza, religione o salute e quelli biometrici. Il testo dovrà essere approvato in aula da Parlamento e Consiglio.