Come affronteranno la crisi economica le piccole aziende? Secondo quanto emerso da un report Facebook sul tema, l’impatto sarà grave, con conseguenze nefaste per molti piccoli gruppi. Facebook spiega come il nuovo “State of Small Business Report” (pdf) sia soltanto il primo di una serie di approfondimenti che il gruppo intende fare per sentire il polso del mercato e capire cosa andrà ad accadere quando l’allarme sanitario sarà cessato ed occorrerà fare i conti con le macerie rimaste sul terreno.
Il report è relativo alla situazione negli Stati Uniti, il che non rispecchia la situazione italiana, ma può essere utile come punto di raffronto. Molte, infatti, le differenze rispetto al tessuto economico nostrano, dove le PMI sono più radicate ma anche più fragili, dove il mercato del lavoro è meno dinamico e dove la propensione al mercato estero è minore. Per Facebook il report è fondamentale perché rispecchia l’andamento di quello che è un comparto che grossi introiti garantisce al social network grazie al proprio flusso di piccole inserzioni continue e mirate.
State of Small Business Report
Sono due i problemi principali da affrontare, in Italia come negli Stati Uniti: il denaro liquido e l’utenza. Entrambi, infatti, rischiano di mancare: se per la disponibilità di fondi saranno politica a istituti bancari a poter fornire risposta, l’assenza di domanda sarà invece qualcosa di ben più complesso da affrontare.
160 milioni di aziende utilizzano le nostre app ogni mese, circa 1 azienda ogni 55 persone sul pianeta, tutte su Facebook, Instagram, Messenger o Whatsapp in cerca di clienti. Anche i grandi brand le usano, al fianco di bar, parrucchieri e ristoranti.
Ad emergere con forza in questo quadro della situazione è l’incertezza: solo il 45% di titolari e manager delle aziende attualmente chiuse (negli Stati Uniti il lockdown perdura in virtù di contagi ancora fuori controllo) spiega di essere pronto a riassumere quanti sono stati lasciati a casa a causa della crisi attuale. La maggior parte dei dipendenti, insomma, vive nella più totale incertezza sul futuro, il che rappresenta la notizia peggiore per un’economia che in gran parte dovrà basarsi sul rilancio della domanda.
Resta in piedi, però, la speranza: il 59% degli intervistati (oltre 80 mila utenti) rivela di guardare con positività al futuro, intravedendo quindi una fine alla parentesi emergenziale e conservando per sé la speranza che tutto torni come prima in tempi relativamente brevi.
Il problema attuale delle aziende USA è il medesimo delle PMI italiane: i costi fissi son troppo alti per essere sostenuti in un momento nel quale a crollare è l’introito e al tempo stesso pochi sembrano voler attingere alle riserve personali. Ancora una volta il problema principale è l’incertezza, perché congela la domanda e rallenta la circolazione della moneta tarpando le ali agli investimenti.
Ad emergere con forza (ed in questo USA e Italia sembrano viaggiare in perfetto parallelismo) è il modo in cui il digitale ha rappresentato un’ancora di salvezza durante l’isolamento: gli acquisti online, le comunicazioni, le riunioni ed i social network hanno sopperito alla caduta di ogni rapporto sociale, consentendo ai brand di proseguire il proprio dialogo con i clienti. Meglio di nulla, ma non basta: metà degli intervistati ritiene essenziale il rapporto in presenza, la fisicità del dialogo, la compresenza. Molti rinnegano inoltre le possibilità future dello smart working, che resta pertanto una prerogativa nelle mani di una minoranza.
Quel che serve ora è la fiducia. La fiducia sblocca gli investimenti e autorizza nuovi debiti; la fiducia crea entusiasmo e creatività; la fiducia toglie dall’impasse consentendo di progettare il futuro. Negli USA come in Italia, su Facebook come nella realtà.