Il mercato dell’elettricità potrebbe repentinamente cambiare a fronte di una nuova opportunità che abbiamo di fronte. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, mette sul piatto 2,2 miliardi di euro per la costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) ed entro il mese di febbraio si attende il decreto attuativo che definirà le regole del MITE (Ministero per la Transizione Energetica) per la concessione dei finanziamenti. Il bando mette nelle mani dei piccoli comuni un’opportunità senza pari per fare un passo avanti in ottica di sostenibilità, ma anche in termini di coesione comunitaria
L’intera cittadinanza (privati, aziende, associazioni e autorità locali), infatti, potrà partecipare alle singole CER sotto forma di entità “prosumer”: ognuno sarà tanto consumatore quanto produttore, innestando un nuovo ciclo produttivo e di consumi che andrà a creare bolle virtuose ad impatto zero. In pratica: ogni singola CER svilupperà l’elettricità di cui necessita, sia ottenendone dei vantaggi economici, sia riducendo pesantemente l’impatto ambientale dei consumi locali.
I fondi serviranno per la creazione degli enti di gestione e per l’installazione delle infrastrutture utili alla produzione (fotovoltaico o altre fonti).
Consumeremo e produrremo in comunità
Il vantaggio economico è basato sul fatto che l’energia autoprodotta non deve transitare su lunghe dorsali: si abbassano dunque tutti quei costi legati al trasporto dell’energia, componenti della bolletta che fino ad oggi non si era ancora mai riusciti ad intaccare. Il costo dell’energia viene inoltre annullato (o fortemente ridotto) e gli investimenti iniziali sono finanziati. Ciò permette quindi una scalata virtuosa che modifica pesantemente la bilancia energetica del Paese, rendendolo ben più indipendente rispetto agli approvvigionamenti dall’estero e quindi più libero rispetto ad improvvise dinamiche geopolitiche internazionali di pressione sui prezzi e sulla reciprocità negli scambi.
Le CER sono destinate ad aumentare notevolmente e saranno in molti a tentare la strada del finanziamento: semplificazioni normative e nuovi strumenti emergenti consentono di facilitare l’approdo a questo tipo di organizzazione. Anche l’ENEA è attiva su questo fronte, ad esempio, e ne è dimostrazione l’investimento nello sviluppo di RECON per l’analisi preliminare di tipo economico, energetico e finanziario in ambito residenziale: “Sulla base di semplici informazioni come consumi elettrici, caratteristiche degli impianti e alcuni parametri legati all’investimento, RECON è in grado di stimare resa energetica, impatto ambientale, autoconsumo e condivisione dell’energia nelle CER e di calcolare i flussi di cassa e i principali indicatori economici e finanziari (valore attuale netto, tasso interno di rendimento, tempo di ritorno dell’investimento, ecc.), considerando diverse forme di finanziamento dell’investimento e gli incentivi previsti dall’attuale quadro regolatorio“.
La logica è di per sé semplice: si condividono la produzione e il consumo, diventando prosumer di comunità e di prossimità. Chiunque può esserne proponente ma sono ovviamente le autorità locali a poter fungere da collante e ariete per trainare le CER alla realizzazione.
Il nostro intento è favorire un vero e proprio cambio di paradigma verso un sistema sociale ed energetico bottom-up in cui l’iniziativa parte da cittadini, istituzioni e aziende che si riuniscono in gruppi di comunità e autoconsumo, dove le parole d’ordine sono decentramento, collaborazione, partecipazione, con vantaggi in termini di maggiore sfruttamento dell’energia, flessibilità della rete, risparmi in bolletta e benefici ambientali per le minori emissioni di gas serra. Una possibilità che apre la strada a nuove opportunità di sviluppo per la transizione energetica del nostro Paese
Piero De Sabbata, responsabile ENEA del Laboratorio Cross Technologies per distretti urbani e industriali
L’arrivo dei fondi del PNRR e delle regole per l’attribuzione di questo denaro rappresenterà giocoforza un acceleratore senza pari per questo tipo di iniziativa. Inutile aspettare, perché l’appello è al proattivismo: le comunità che dimostreranno maggior sensibilità potranno attingere a questi fondi e aprire ad una nuova stagione di vantaggi per interi territori, intere collettività, intere comunità. Il che va ben oltre la sola transizione ecologica: in ballo ci sono valori di importanza inestimabile.