PNRR, il cashback non c'è ma non significa nulla

PNRR, il cashback non c'è ma non significa nulla

Il Piano Cashless Italia non compare tra i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma ciò, di fatto, non significa nulla.
PNRR, il cashback non c'è ma non significa nulla
Il Piano Cashless Italia non compare tra i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma ciò, di fatto, non significa nulla.

In queste ore s’è fatto un gran parlare (forse a sproposito?) del fatto che il Cashback di Stato non sia presente nei documenti relativi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Viene dato come “scomparso”, mascherando in questo moto a procedere una sorta di intenzione celata del Governo di archiviare l’esperimento. A scanso di equivoci, occorre chiarire fin da subito la questione: il fatto che il cashback non sia presente nel documento non significa né che il progetto sia destinato a scomparire, né che il progetto sia destinato a restare. Semplicemente, non significa assolutamente nulla.

PNRR e Cashback

Il PNRR dovrà essere presentato all’UE entro il 30 aprile e questi sono gli ultimi giorni del dibattito politico circa i progetti da includere o meno. Con la circolazione delle bozze si sono potuti apprezzare i primi dettagli relativi alla banda ultralarga, alla scomparsa di “Quota 100”, nonché all’assenza del cashback da ogni tipo di finanziamento. Ciò significa esclusivamente una cosa: qualunque sia l’intenzione del Governo a proposito del cashback (per ora tace, quindi acconsente), non sarà comunque finanziato da soldi europei. Così come non lo è oggi, del resto.

Se dunque tutto rimane così com’è ad oggi, il Piano Cashless Italia sarà finanziato con fondi pubblici italiani, secondo i piani già preindicati e senza scossoni in merito. Peraltro sarebbe forse anche difficile inserire il progetto stesso all’interno del PNRR visto che si tratta di un esperimenti già in atto, e che sarebbe soltanto spostato su fondi europei senza in nulla cambiare “ripresa e resilienza” del Paese. Non solo: a seguito delle frizioni (più personali di Yves Mersch che non istituzionali) con la BCE, probabilmente non c’è alcun desiderio da parte di Draghi di sollevare un nuovo vespaio su un tema notoriamente divisivo.

Le polemiche hanno da sempre forte connotazione politica in virtù degli strascichi del passaggio di testimone dal Governo Conte-bis al Governo Draghi. Il cashback è stato “salvato” prima dal voto del Senato, quindi dall’analisi della Corte dei Conti: il passaggio del PNRR è una non-notizia che riporta il tema al centro del dibattito, ma senza merito alcuno. Se il Governo intenderà prendere decisioni sul progetto dovrà farlo entro luglio (quando inizierà il prossimo semestre) o nella legge di bilancio in previsione 2022. Le maggiori probabilità sono di un cambio in corsa sulle regole, cercando di affinare meglio il progetto sulla scia di quanto indicato dalla Corte dei Conti, con una conferma in toto del programma fino a scadenza. Saranno i numeri e la roadmap di uscita dalla pandemia a sancire eventuali scossoni di cui varrà effettivamente la pena parlare: Cashback e Super cashback, almeno per ora, son qui per rimanere.

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Pubblicato il
24 apr 2021
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