Fondi PNRR per la digitalizzazione: attenzione al DNSH

Fondi PNRR per la digitalizzazione: attenzione al DNSH

Con l'aiuto di SiComputer, unico produttore italiano con laptop, all-in-one, PC desktop e monitor certificati Energy Star, approfondiamo il significato di DNSH per fondi PNRR.
Fondi PNRR per la digitalizzazione: attenzione al DNSH
Con l'aiuto di SiComputer, unico produttore italiano con laptop, all-in-one, PC desktop e monitor certificati Energy Star, approfondiamo il significato di DNSH per fondi PNRR.

La pioggia di fondi che il PNRR promette pressoché in ogni comparto e la corsa all’accaparramento hanno spesso fatto perdere il focus di questo tipo di investimenti, la natura degli stessi ed i principi che devono regolarne l’elargizione. Nelle settimane in cui il sistema scolastico si appresta ad organizzarsi in vista del ciclo 2023/24, ad esempio, non è raro imbattersi in bandi per l’acquisto di lavagne digitali, monitor e PC. Gli sforzi per la digitalizzazione sono ampi e necessari, ma in molti casi, tanto nei bandi PNRR quanto nei tradizionali bandi della PA, non è citata nel testo una sigla che deve essere invece assolutamente dirimente: DNSH.

Partiamo proprio da questa sigla per approfondire il problema e ci vogliamo avvalere della consulenza di SiComputer per comprendere perché sia fondamentale considerare questo aspetto sia nella compilazione dei bandi, sia nella scelta dei dispositivi da portare nelle classi dei propri plessi scolastici.

Lavagna digitale Scena NT

Lavagna digitale Scena NT

DNSH: cosa significa

La sigla DNSH significa letteralmente “Do No Significant Harm“, ossia “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali“. Il principio è un caposaldo dei fondi PNRR, il cui utilizzo deve rispettare l’idea del DNSH poiché sarebbe altrimenti contraddittorio favorire investimenti che vadano in direzione contraria rispetto all’orizzonte fermo della sostenibilità così come prevista dal Green Deal europeo.

Insomma: nel momento in cui una scuola tenta di attingere ai fondi PNRR per la digitalizzazione, dotando le proprie classi di strumentazione utile alla formazione, ha il dovere di rispettare una serie di principi che ricadono nella cornice del DNSH. Una qualsiasi attività economica viene ritenuta responsabile di un danno significativo

  • alla mitigazione dei cambiamenti climatici, se porta a significative emissioni di gas serra (GHG);
  • all’adattamento ai cambiamenti climatici, se determina un maggiore impatto negativo del clima attuale e futuro, sull’attività stessa o sulle persone, sulla natura o sui beni;
  • all’uso sostenibile o alla protezione delle risorse idriche e marine, se è dannosa per il buono stato dei corpi idrici (superficiali, sotterranei o marini) determinandone il loro deterioramento qualitativo o la riduzione del potenziale ecologico;
  • all’economia circolare, inclusa la prevenzione, il riutilizzo ed il riciclaggio dei rifiuti, se porta a significative inefficienze nell’utilizzo di materiali recuperati o riciclati, ad incrementi nell’uso diretto o indiretto di risorse naturali, all’incremento significativo di rifiuti, al loro incenerimento o smaltimento, causando danni ambientali significativi a lungo termine;
  • alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento, se determina un aumento delle emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo;
  • alla protezione e al ripristino di biodiversità e degli ecosistemi, se è dannosa per le buone condizioni e resilienza degli ecosistemi o per lo stato di conservazione degli habitat e delle specie, comprese quelle di interesse per l’Unione europea.

L’impatto del digitale

Come si misura l’impatto delle dotazioni hardware in ottica di DNSH? Come dimostrare, insomma, che quanto posto in essere renda le aziende effettivamente responsabili ed i prodotti realmente ecosostenibili? Lo abbiamo chiesto a Omar Mambelli, Server and Innovation Manager di SiComputer. Il gruppo, infatti, lavora da molto tempo su questo tema, senza che servisse il sopraggiungere del PNRR per sensibilizzare l’azienda a proposito dell’impatto ambientale dei dispositivi distribuiti. SiComputer si è fatta così trovare immediatamente pronta poiché allineata “by design con quei principi che solo di recente l’UE ha finalmente fatto propri. Ne è un esempio lampante l’impegno sviluppato dal produttore italiano con i primi Mini PC a basso consumo: quella che a suo tempo era un’idea di avanguardia, con la crisi energetica è diventato valore immediato per aziende impegnate nella progettazione dei propri uffici e ora queste scelte fanno la differenza per ogni ente che vada in cerca di dispositivi a consumo ridotto.

Activa Pico: consumi e impatto ambientale

Riduzione dell’impatto ambientale con SiComputer Activa Pico

Quel che SiComputer sottolinea nell’illustrare queste specifiche è come l’impatto ambientale vada misurato sulla base di una serie di aspetti differenti e organicamente intrecciati: gli elementi costruttivi, il consumo del device e la gestione dell’intero ciclo del prodotto (dall’approvvigionamento delle materie prime allo smaltimento finale).

I requisiti vanno pertanto suddivisi in tre categorie:

  • mitigazione del cambiamento climatico
    nella sostanza, occorre chiedersi se il dispositivo garantisce risparmi all’interno di standard riconosciuti. Nel caso di SiComputer è Energy Star a certificare questo tipo di risparmio attraverso misurazione oggettive, scientifiche e – soprattutto – indipendenti: il gruppo è l’unico produttore italiano certificato in ambito laptop, all-in-one, PC desktop e monitor, ad esempio, il che fa la differenza ogni qualvolta un ente o un’azienda vogliano sposare medesimi principi o debbano sposarli per accedere a finanziamenti come quelli garantiti dal PNRR. La certificazione Energy Star non lascia spazio a fraintendimenti o elusioni: ogni dispositivo certificato è tracciato e verificabile, garantendo pertanto piena informazione e massima trasparenza per le caratteristiche promesse in sede di certificazione;
  • inserimento in una logica di economia circolare
    troppe volte gli assemblati mettono insieme componenti sulle quali non possono garantire certificazioni CE, ISO9001 o relative allo smaltimento. Spesso, insomma, certificazioni e tracciabilità non sono garantite, anche perché non sempre le componenti sono facilmente identificabili per ricostruire l’intera filiera. Dietro questa opacità si possono celare passaggi inappropriati poiché soltanto la trasparenza dell’intero ciclo produttivo è garanzia del fatto che l’intero device è stato sviluppato in ottica di circolarità, riuso, recupero e riciclaggio;
  • mitigazione dell’inquinamento
    per ogni azienda produttrice è importante poter certificare la propria iscrizione alla piattaforma RAEE per lo smaltimento dei device: la sigla RAEE indica i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e mette insieme tutte quelle componenti che fanno parte della struttura o dell’elettronica di un dispositivo, rappresentando in alcuni casi elementi a grave impatto ambientale e in altri risorse preziose che l’UE deve accaparrarsi all’estero con gravosi costi di importazione.

Da diversi anni abbiamo eliminato i materiali plastici usati in magazzino per il riempimento degli imballi di prodotti sfusi.

Durante il 2019 abbiamo avviato un percorso che ci porterà a ridurre i materiali plastici (gusci protettivi di PPE o polistirolo) con sistemi mono materiale solo in cartone certificato FSC.

SiComputer

Le ecoetichette ambientali (secondo normativa UNI ISO 14224) altro non sono se non una certificazione omnivalente, che raggruppa una serie di altre certificazioni che è possibile ottenere separatamente. Si tratta di certificazioni utili, ma non rappresentano un requisito imprescindibile, poiché gli elementi certificati possono essere garantiti anche in altri modi.

SiComputer Productiva One

SiComputer Productiva One

Non arrecare danno significativo

Nel momento stesso in cui un plesso scolastico o una PA aprono ai fondi PNRR, insomma, hanno il dovere di rispettare il principio del “Do No Significant Harm” per allinearsi a quella che è una politica europea di alto livello. Per questo motivo i bandi debbono essere ben composti e la scelta dei device acquisiti deve necessariamente fare i conti con queste prerogative.

Non sono soltanto capricci di una politica che per troppi anni è stata inerte di fronte alle avvisaglie di un problema destinato a manifestarsi: è anzitutto una opportunità di miglioramento concreto e di meritocrazia, un modo per indirizzare i fondi verso aziende (e prodotti) che agiscono responsabilmente attraverso il rispetto di un principio semplice, chiaro, preciso e trasparente: non arrecare danno significativo. Parole dall’impatto fortissimo e dal significato enorme soprattutto per le prossime generazioni.

Questione di scelte – le nostre scelte.

In collaborazione con SiComputer
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Pubblicato il
19 lug 2023
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