La Polonia si schiera, ancora e sempre, contro la Direttiva Copyright che ha riformato il concetto di proprietà intellettuale a livello europeo. Che il paese fosse contrario alla riforma era cosa nota fin dai primi passaggi che hanno portato all’approvazione dei famigerati articoli 11 e 13, ma la battaglia sembra voler continuare in sede legale, portando il testo della direttiva direttamente presso la Corte di Giustizia Europea.
Secondo quanto emerso, la Polonia avrebbe messo nero su bianco tutta una serie di obiezioni alla direttiva, con focus particolare sul fatto che i controlli imposti alle piattaforme molto hanno il sapore di un meccanismo di censura preventiva. Aggiungendo in tv, per voce del ministro degli esteri Konrad Szymanski, che “ciò è vietato non solo dalla costituzione polacca, ma anche dai trattati europei“.
La battaglia contro la Direttiva Copyright, sia pur se ad un livello di difficoltà ormai crescente, non sembra voler scemare e la Polonia, nell’immediata vigilia delle elezioni Europee, ha voluto rilanciare la posta preannunciando battaglia.
Tomorrow morning #Poland will bring a case before the #CJEU against the copyright directive, a disproportionate measure that fuels censorship and threatens freedom of expression. #Article13 #Article17 #ACTA2 pic.twitter.com/2VmQV8nFWu
— Chancellery of the Prime Minister of Poland (@PremierRP_en) May 23, 2019
Il contesto
Va ricordato come le procedure della Direttiva Copyright siano state frenetiche proprio per arrivare ad una approvazione in tempo per le elezioni europee: così facendo ci si garantiva una approvazione blindata prima che gli equilibri del Parlamento fossero scompaginati. Oggi in effetti qualcosa è cambiato, ma la Direttiva è ormai legge continentale.
Ad essere mutata è anche la compagine del Partito Pirata, che ora potrà contare su di un rappresentante in più: la rappresentanza in Europa rimane piccola, ma è l’ombelico di questa battaglia di principio. Ed è lecito inoltre ora chiedersi quale possa essere il ruolo dell’Italia.
Il nostro paese era infatti al fianco della Polonia e di pochi altri nello schierarsi contro la Direttiva portata al traguardo da un accordo franco-tedesco. Ora la posizione della Lega si è consolidata (Lega e M5S si erano apertamente schierati contro la Direttiva), il nostro Partito Pirata non esprime seggi nell’emiciclo e il Governo dovrebbe – per ora – reggere. L’Italia vorrà abbracciare la battaglia contro la Direttiva al fianco della Polonia, espressione ideale di una precisa impronta politica a livello europeo, oppure lascerà che la Corte di Giustizia possa esprimersi senza ulteriori inferenze?