E i danni da polveri ultrasottili non provenissero soltanto dalle strade, ma anche dagli ambienti indoor? Il dubbio è già stato sollevato nel tempo, soprattutto alla luce delle molte ore passate in casa o in ufficio per motivi di lavoro, ma ora l’ENEA intende approfondire questi aspetti con uno studio approfondito sul tema. Per molti versi si tratta di un unicum ed è il meritevole inizio di un percorso con il quale si intende capire quali cause e quali conseguenze possa avere questo elemento, nonché quale tipo di esposizione impone sui posti di lavoro.
Spiega Armando Pelliccioni, ricercatore Inail e coordinatore scientifico del progetto VIEPI (Valutazione Integrata dell’Esposizione al Particolato Indoor):
Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di approfondire le conoscenze sull’inquinamento indoor, soprattutto di fronte all’aumento di evidenze scientifiche sugli effetti dannosi per la salute dell’uomo. E per questo abbiamo deciso di approfondire ulteriormente questo aspetto dell’inquinamento dando il via a una nuova collaborazione, che prevede uno studio integrato dell’esposizione dei lavoratori al particolato atmosferico in ambienti indoor, con la simulazione numerico-sperimentale di campi fluidodinamici e di concentrazione, in scala reale e di laboratorio, e la caratterizzazione chimica, morfologica e tossicologica del particolato fine ed ultrafine.
L’ENEA studierà le polveri ultrasottili in ufficio
Stiamo tutti pensando alle ventole del PC, ma a queste si aggiungano l’attività di molte persone in una piccola unità di spazio, l’uso di condizionatori, la presenza di ventilconvettori, l’adozione di materiali differenti da quelli abituali nelle abitazioni: l’ufficio è in effetti un luogo che merita maggior studio e sulle cui caratteristiche potrebbero giocarsi le future evoluzioni del concetto stesso di luogo di lavoro complementare o alternativo allo smart working.
I purificatori d’aria sono strumenti molto utili in tal senso, ma pochi modelli sono davvero in grado di sortire risultati apprezzabili con le polveri ultrasottili. Eppure proprio queste particelle possono essere particolarmente dannose per la salute e meritano uno studio dedicato: “Queste particelle, costituite da un complesso cocktail di componenti chimici, possono esercitare la loro azione tossica sugli organi bersaglio e provocare una serie di patologie importanti perché generano stress ossidativo, indebolimento delle difese immunitarie e aumento delle infiammazioni delle vie aeree e dell’organismo in generale“. Spiega Maria Giuseppa Grollino, ricercatrice del Laboratorio Salute e Ambiente di ENEA: “Utilizzeremo una tecnica innovativa nel campo della tossicologia ambientale in vitro che permette un contatto diretto del sistema cellulare con l’aria dell’ambiente. In questo modo, riusciremo a studiare la potenziale tossicità di inquinanti ambientali in condizioni di reale esposizione umana e non più solo in laboratorio“.
Le fonti delle polveri sottili in ambiente interno possono essere molte e sarà semplice per ognuno comprendere quali di queste possano essere maggiormente pericolose nella propria singola situazione sia in casa che al lavoro:
Semplificando è possibile dire che queste particelle sono costituite sia da una componente carboniosa (carbonio organico ed elementare), sia da un componente inorganica come solfati, nitrati, elementi in traccia e metalli, tutto questo in relazione alla loro sorgente emissiva; negli ambienti indoor alcune importanti fonti di particolato ultrafine includono caminetti, fornelli a gas ed elettrici, fumi di cottura, riscaldamento a gas e fumo di tabacco, ma anche strumenti di lavoro come fotocopiatrici, computer e stampanti.
Uno studio importante, che arriva in una fase cruciale dell’evoluzione del concetto di ufficio. E che potrà contribuire fortemente ad una cognizione più ampia del concetto di sicurezza sul lavoro tanto in azienda, quanto in home working.