La battaglia dei produttori cinematografici per far valere i propri diritti online non conosce riposo, e nella calura estiva è Popcorn Time a finire in padella: mentre negli Stati Uniti viene chiamata in causa nella denuncia per violazione di copyright nei confronti di 11 suoi utenti, in Danimarca gli autori di due siti con istruzioni per utilizzarlo vengono arrestati.
La battaglia delle major nei confronti della piattaforma, e della relativa applicazione per apprezzare in streaming i contenuti che fluiscono nelle reti del P2P, va avanti ormai da tempo: la questione si gioca sulla distinzione tra mero strumento e suo potenziale utilizzo per violare il diritto d’autore . In ballo – insomma – vi è come spesso accade la definizione della responsabilità dell’intermediario.
In virtù di questa minaccia assolutamente teorica ma che nelle sue prime applicazioni ha portato, secondo quanto riferiscono gli aventi diritto, “ad una estensiva violazione del copyright di film e programmi televisivi” da parte di terzi, l’industria dei contenuti a stelle e strisce rappresentata da MPAA ha già chiesto ed ottenuto da Github la rimozione del codice faticosamente sviluppato, una soluzione miope che getta il bimbo con l’acqua sporca: la nuova tecnologia potenzialmente utile per migliorare la Rete e la fruizione di contenuti online ne risulta azzoppata, stesso destino a cui è al momento relegato il P2P, ma non si trova una valida alternativa in sua sostituzione.
D’altra parte l’attacco frontale a Popcorn Time non ha portato ad una reale situazione di vantaggio per le major: sui siti ad esso dedicati continuano a proliferare sue diramazioni gestite da diversi sivluppatori, come Time4Popcorn e tutti i relativi fork. Negli Stati Uniti – dunque – sono stati ora denunciati direttamente gli utenti della piattaforma: ad agire davanti ad un Tribunale dell’Oregon sono stati i produttori di The Cobbler (“il ciabattino”), ultimo film di Adam Sandler, che accusano 11 netizen di volergli fare le scarpe violando i loro diritti di proprietà intellettuale.
Mentre la posizione degli accusati sembra disperata – i loro indirizzi IP sono registrati dalla piattaforma di streaming e collegati direttamente alla visualizzazione ed alla condivisione illegale del film, ed in base a questo al service provider Comcast è arrivata la richiesta di accesso ai relativi dati per l’identificazioni – il tentativo di coinvolger Popcorn Time da parte dei produttore appare decisamente più ardito: nonostante nella denuncia si legga che “esiste esclusivamente per uno scopo: rubare contenuti protetti da copyright”, il sito e l’applicazione di Popcporn Time informano diffusamente i suoi utenti che il suo utilizzo potrebbe essere contrario alla legge, mettendoli in guarda sia in home page che nelle FAQ.
Questo, dunque, finisce per peggiorare la situazione degli undici utenti: che non potevano non sapere di star agendo in violazione di diritti altrui. Per essi ora il filmmaker chiede ora ordine ingiuntivo per impedire la nuova condivisione di contenuti protetti e danni pari a 150mila dollari (anche sembra probabile che come in casi precedenti il tutto finisca con un accordo extra-processuale).
Più duro l’intervento delle autorità – su richiesta degli aventi diritto – nei confronti di alcuni utenti danesi: due autori di altrettanti siti che offrono guide per l’utilizzo di Pocorn Time, Popcorntime.dk e Popcorn-time.dk , sono stati arrestati per violazione della normativa sul diritto d’autore. Le autorità danesi anti-pirateria si sono dimostrate particolarmente attive in funzione anti Popcorn Time, avendo già bloccato sei siti web che sostenevano la piattaforma per lo streaming dei contenuti condivisi via P2P.
I gestori di Popcorntime.dk e Popcorn-time.dk , invece, pur non avendo condiviso o linkato materiale in violazione, né aver partecipato allo sviluppo del codice di PopCorn Time, sono accusati di aver fornito informazioni e guide per utilizzare il relativo software ed ottenere tramite di esso l’accesso a contenuti protetti da diritto d’autore.
Per il momento i due sono stati fermati dalle autorità ed i loro siti bloccati, con il procuratore generale che ha chiesto che i diritti sui relativi nomi a dominio vengano trasferiti alle autorità.
Claudio Tamburrino