Alla fine, sembrano averla spuntata Netflix, Prime Video, Disney+ e le altre piattaforme di streaming legale: Popcorn Time ha annunciato l’abbandono definitivo del progetto. A renderlo noto è l’immagine visibile qui sotto, condivisa sulla homepage del sito ufficiale. A quanto pare, non sono state le cause legali né i rimorsi di coscienza a far abbassare per sempre la saracinesca, ma l’interesse da parte degli utenti andato via via scemando col passare del tempo.
Meno appeal per lo streaming illegale: ha vinto Netflix?
Il grafico allegato fotografa in modo chiaro e netto il declino registrato a livello globale in termini di ricerche su Google dopo il picco che ha seguito l’esordio tra il 2014 e il 2015. A decretarne l’iniziale successo fu la formula proposta, capace di offrire la possibilità di accedere a un vasto catalogo di film e serie TV in modo molto semplice, seppur non autorizzato, non dovendo fare i conti con la configurazione di client peer-to-peer e lunghe attese per il download dei contenuti. Un concept in grado di spaventare Hollywood e che all’epoca ha portato anche all’intervento delle autorità italiane.
In verità, non si tratta del primo addio per Popcorn Time. L’iniziativa è stata abbandonata quasi subito dai suoi creatori in seguito il debutto, per essere però immediatamente riportata in vita dalla community grazie alla disponibilità del codice open source. La replica alle accuse di violazione del copyright si è sempre basata sul fatto che il servizio e il software non ospitano i contenuti, ma si limitano a proporre un’interfaccia attraverso cui raggiungere quelli presenti sui circuiti peer-to-peer ed eseguirne così lo streaming.
Nel 2015 il numero uno di Netflix, il CEO Reed Hastings, si è rivolto ai propri investitori puntando il dito direttamente contro il progetto e affermando che la pirateria continua a rappresentare uno dei nostri principali competitor
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