Sta contribuendo a rendere i contenuti scambiati a mezzo BitTorrent una soluzione consumabile con semplicità, con una interfaccia intuitiva e capace di rendere opachi i meccanismi del p2p più ostici per le masse: Popcorn Time, soprannominato al suo avvento il Netflix dei pirati, impensierisce non poco l’industria del cinema. Tanto da spingere MPAA a pattugliare i servizi che ospitano codice per chiedere la rimozione dell’applicazione.
Gli sviluppatori originari di Popcorn Time, convinti della legalità del servizio ma rassegnati di fronte all’impeto con cui l’industria dei contenuti ha agito nei confronti del progetto, hanno abbandonato il codice che avevano contribuito ad assemblare, lasciando che si dipartisse in un’infinità di rivoli gestiti da altri sviluppatori. La sensazione dei primi autori di Popcorn Time è stata confermata: MPAA ha chiesto a Github di intervenire per rimuovere il codice dei tanti progetti che sono germogliati intorno a Popcorn Time, come Time4Popcorn e tutti i relativi fork , “in virtù della cui attività e del cui sviluppo – denuncia MPAA – si verifica una estensiva violazione del copyright di film e programmi televisivi”.
MPAA ha impugnato dunque gli strumenti messi a disposizione dal DMCA statunitense, li ha stiracchiati allo scopo di invitare Github a rimuovere o a rendere inaccessibile non del materiale che viola il copyright degli autori che l’associazione rappresenta, ma del codice che i cittadini della Rete possono usare per approfittare del materiale che scorre nelle reti del P2P in potenziale violazione del diritto d’autore .
Nel giro di poche ore, pur di fronte a una richiesta di rimozione quantomeno inusuale, Github si è messo all’opera , procedendo alla rimozione del codice sgradito all’industria dei contenuti, ad eccezione dell’ originale Popcorn Time , il cui sviluppo è arenato a mesi fa. MPAA ha dunque raggiunto il proprio intento, anche se sui siti dedicati le innumerevoli diramazioni di Popcorn Time continuano a prosperare: nelle scorse ore, dopo l’ aggiornamento con la versione alpha dedicata a Windows, anche per la versione Android è stato aggiunto il supporto a Chromecast, così che i fruitori possano godere dello streaming del p2p direttamente sullo schermo del televisore di casa.
E se la ricerca accademica dimostra come il p2p non intacchi i guadagni al botteghino, checché ne dicano i detentori dei diritti, non è dato sapere come il mercato possa evolvere, nel momento in cui il sommerso sappia garantire l’usabilità e l’immediatezza di Popcorn Time e relativi fork: certo è che l’industria del copyright non resterà a guardare crescere uno strumento già impiegato da milioni di utenti per approfittare di potenziali violazioni del diritto d’autore.
Gaia Bottà