Dopo l’abbandono degli sviluppatori originari, Popcorn Time ha vissuto un momento di rigogliosa e incontrollabile crescita: i fork del servizio che si è ripromesso di trasformare in streaming il P2P si sono moltiplicati, e così le lotte intestine fra gli sviluppatori, l’industria dei contenuti ha compiuto le proprie mosse per scongiurare quella che è stata vista da subito come una nuova minaccia. Apparentemente per l’uno e l’altro motivo, Popcorntime.io, progetto che era assurto a punto di riferimento per il pubblico, si è dichiarato fuori gioco.
https://t.co/CSmjNnBIvW Probably last @popcorntimetv Status.
Please support our legal project @butterproject ,Thank you all for your support
– Popcorn Time (@popcorntimetv) 23 Ottobre 2015
Sembra essere il timore delle rivendicazioni di MPAA ad aver determinato una scissione interna agli sviluppatori di Popcorntime.io , e a una contesa sul dominio che si è risolta nella rinuncia a operare il servizio. Nonostante Popcorn Time abbia sempre difeso la propria neutralità tecnologica riversando sui netizen la responsabilità dei contenuti caricati in Rete e attinti dallo stesso Popcorn Time, e sui propri utenti la responsabilità di condividerli accidentalmente attraverso la piattaforma, la preoccupazione che aveva spinto lo sviluppatore originario ad abbandonare il progetto sembra aver colto anche gli sviluppatori che lo hanno portato avanti nel corso di quest’anno. Se da un lato il fronte più ardito dei gestori del progetto premeva per introdurre il supporto di un servizio VPN su abbonamento, i più prudenti hanno suggerito che ciò avrebbe offerto ai detentori dei diritti un appiglio per la denuncia: la spaccatura si è dimostrata insanabile e i server sono stati spenti, i log cancellati e pare non ci sia alcuna prospettiva di riaffacciarsi in Rete.
Nei giorni scorsi, prima della chiusura di Popcorntime.io, i suoi sviluppatori avevano dato origine ad un ulteriore fork, Butter , proprio per sganciare il codice della piattaforma dai collegamenti con i cataloghi di torrent e permettere ai contributori di continuare a lavorare su un progetto più neutrale , al riparo da qualsiasi controversia legale che potrebbe, come avvenuto nel Regno Unito, fare leva sulle relazioni con i servizi che organizzano e rendono disponibili i contenuti pirata caricati dai netizen. Il progetto, ancora agli albori, sembra allo stesso modo soffrire della confusione della community: il sito dedicato è online a singhiozzo.
A complicare il quadro, il fatto che il codice di Popcorn Time si sia diramato in una miriade di rivoli: fra quelli che scorrono più tumultuosi c’è BrowserPopcorn , che si ripromette di offrire le stesse funzionalità di Popcorn Time nel contesto del browser, senza client da scaricare, con un’ infrastruttura centralizzata e dichiaratamente sprezzante della legge sul diritto d’autore. Lo sviluppatore serbo Milan Kragujevic, che ha rivendicato la paternità del progetto, si è già dovuto confrontare con i primi problemi: spiega che le minacce di MPAA lo avrebbero costretto a numerose migrazioni di dominio , e a un passaggio di mano che suona come una resa.
Non è dato sapere per ora quali siano le effettive strategie dei detentori dei diritti nei confronti di Popcorn Time e dei suoi fork, e la confusione nella community non consente di prevedere come i diversi progetti evolveranno nel prossimo futuro. Di certo per ora c’è solo la tattica adottata nei confronti degli utenti della piattaforma negli States, con cui l’industria dei contenuti ha già raccolto i primi frutti sotto forma di accordi stragiudiziali e risarcimenti da parte di individui intestatari di indirizzi IP colti a condividere.
Anche l’Italia sta operando alacremente nei confronti di Popcorn Time: dopo gli ordini di inibizione di agosto, la Procura di Genova avrebbe emesso nei giorni scorsi una nuova disposizione per complicare ai cittadini della Rete italiani l’accesso ad alcune delle manifestazioni di Popcorn Time.
Gaia Bottà