Per andare incontro a tutti coloro che si trovano in questo periodo a dover fare i conti con il POS obbligatorio, il Governo ha introdotto un credito d’imposta al 30% sulle commissioni versate dall’esercente. La misura può essere interpretata come una mano tesa a chi deve gestire il graduale abbandono del contante in favore dei sempre più diffusi metodi di pagamento digitali ed elettronici. Gli italiani sono infatti sempre più propensi a utilizzare le carte (di credito, di debito, prepagate), le applicazioni mobile e i dispositivi indossabili per portare a termine i loro acquisti.
Come funziona il credito d’imposta al 30% sul POS
Per capire come funziona l’agevolazione fiscale iniziamo citando il suo riferimento legislativo: è il decreto legge dell’1 luglio 2020. Tralasciando modalità e parametri in vigore fino al 30 giugno 2022, quindi da considerarsi non più validi, vediamo quali sono le novità introdotte con l’inizio di questo mese. Anzitutto, possono beneficiarne le partite IVA con fatturato non superiore a 400.000 euro maturato nell’anno di imposta precedente.
Considerando come la norma relativa al POS obbligatorio preveda sanzioni anche piuttosto salate per chi non si adegua (la multa è per chi pretende il contante), può essere considerato un importante incentivo all’adozione degli strumenti necessari per accettare i pagamenti elettronici e per alleggerire il carico della pressione fiscale sugli esercenti, in un momento di certo non semplice.
Scegliendo il terminale POS Easy a commissioni, oggi in sconto del 70%, il credito d’imposta è applicato sulla commissione percentuale relativa al transato, pari all’1,4% senza IVA. Per beneficiarne è necessario seguire le indicazioni fornite dal proprio commercialista, consegnandogli la fattura del canone mensile (inviata puntualmente da Axerve) e il riepilogo delle operazioni eseguite.