Nessuna soglia minima per i pagamenti con il POS, la norma è stata eliminata dall’emendamento. Alla fine, è da registrare il dietrofront del governo, nonostante le promesse formulate in campagna elettorale e le intenzioni manifestate fin dai giorni successivi all’insediamento. Si chiude così, almeno per ora, una discussione che ha polarizzato l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori, tra i pro e i contro, con le due fazioni separate da una distanza che pare incolmabile, se non definendo regole precise e forzandone l’applicazione. La sensazione è quella di un déjà vu che ci riporta ai tempi del Cashback.
POS obbligatorio: pagamenti digitali, senza limite minimo di spesa
Hanno avuto meglio le pressioni di Bruxelles e le volontà di chi vuol poter lasciare a casa il contante portando con sé solo con carte, bancomat e applicazioni. Si potrà continuare a pagare il caffè al bar, la corsa in taxi o la spesa sotto casa, con un metodo digitale e senza banconote. Rispedite invece al mittente, seppur immaginiamo solo in modo temporaneo, le contestazioni degli esercenti che lamentano commissioni troppo alte per la gestione delle transazioni elettroniche. In caso di rifiuto, rimane il rischio di una sanzione.
A chiudere la partita è stato questa mattina Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, dichiarando che è prevista l’eliminazione della normativa relativa al POS
. L’esecutivo spinge ora per l’introduzione di non meglio precisate forme di ristoro o risarcimento per gli operatori che si dovranno trovare di fronte a un maggiore onere per le commissioni applicate su queste transazioni
. Sulla stessa linea il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che fa riferimento esplicito alla necessità di trovare una soluzione per quanto riguarda i piccoli pagamenti.
Ricordiamo al titolare del dicastero e al premier che già esiste un bonus sulle commissioni, previsto dalla legge 157/2019, un credito d’imposta a favore di tutte le imprese.
E se il reale problema da affrontare fosse un altro?
Come accaduto in passato, con l’iniziativa Cashback di Stato che abbiamo citato in apertura, l’auspicio è quello di poter vedere gli addetti ai lavori impegnarsi affinché si giunga a una soluzione in grado di tutelare i reciproci interessi. I clienti sono legittimati a voler scegliere come spendere il proprio denaro. Gli esercenti devono essere messi nella condizione di poter garantire il servizio, senza che questo significhi far fronte a spese extra eccessive. Solo allora, le due posizioni oggi apparentemente inconciliabili, potranno riavvicinarsi, alimentando una dinamica virtuosa anziché tensioni di cui nessuno può beneficiare.
Questo senza dimenticare l’utilità dei pagamenti digitali nell’ambito della lotta all’evasione, finalità che dovrebbe essere perseguita da tutti, senza distinzioni. Oppure c’è ancora chi la ritiene una pratica giustificata? In tal caso, saremmo tutti chiamati a fare i conti con un problema più grande dei cavilli burocratici, del POS da scegliere e delle righe infilate o cancellate da un emendamento. L’allergia agli scontrini è di nuovo, come sempre, una questione di natura culturale ancor prima che normativa.