Precauzioni, presidio, digitale: si riparte così

Precauzioni, presidio, digitale: si riparte così

Precauzioni per limitare i contagi, presidio per controllare la pandemia e digitalizzazione per consentire al mondo del lavoro di non rallentare.
Precauzioni, presidio, digitale: si riparte così
Precauzioni per limitare i contagi, presidio per controllare la pandemia e digitalizzazione per consentire al mondo del lavoro di non rallentare.

Non avremo importanti cali nel numero dei contagi, almeno per un po’. Le prospettive per l’inverno, anzi, sono pessimistiche e suggeriscono massima cautela. Le scuole hanno riaperto in Francia prima che in Italia, ma a distanza di pochi giorni dalla prima campanella già sono stati chiusi 20 istituti transalpini a causa dell’insorgere dei primi focolai. I dati di calo del PIL sono importanti, pur se meno drammatici rispetto a quanto si prospettava in primavera, e l’Italia non è tra le peggiori (anzi, può forse godere di un piccolo rimbalzo estivo che non fa ridere, ma forse smorza i rischi per molti esercenti).

Lavoro, casa, scuola: non abbassiamo la guardia

Insomma, possiamo piangerci addosso o guardare la realtà nel tentativo di pianificare quel che sarà la stagione fredda. Di fronte abbiamo un punto fermo: la continuità. Il DPCM promulgato non fa altro che allungare le misure di sicurezza fin qui intraprese e da ogni parte si spergiura che non ci saranno altri lockdown, ma tutto ciò grazie a misure di contenimento e monitoraggio che sembrano oggi in grado di poter gestire i bassi flussi che si registrano oggi. L’importante è che ognuno faccia la propria parte (e qualche installazione in più di Immuni sarebbe la benvenuta), contribuendo al rispetto di distanze e riduzione del rischio.

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Ma nessuno si aspetti cambiamenti repentini: questa situazione non diventerà strutturale, ma è destinata a durare ancora in attesa di una distribuzione su vasta scala dei vaccini. Ecco perché occorre che tutti (privati, aziende, scuole, enti e pubblica amministrazione) si organizzino in modo stabile per poter ovviare alle difficoltà che emergeranno.

Ogni privato deve attrezzarsi, anzitutto, per le eventualità di lavoro da remoto che occorreranno durante tutta la stagione: non si sottovaluti questa possibilità perché, soprattutto per le famiglie con figli in età scolare, sarà qualcosa di ben più frequente di quanto non si immagini. Al primo sintomo, infatti, il figlio dovrà restare in casa ed un genitore potrà avvalersi dei benefici dello smart working.

Le aziende, per contro, dovranno sfruttare l’elasticità come un’opportunità per avere il contributo continuativo della forza lavoro ai flussi produttivi: meglio lasciare in remoto le risorse che possono collaborare con questa modalità, abbassando così i rischi di contagio in ufficio e garantendo continuità operativa all’azienda, ma soprattutto va adottato un dialogo produttivo con il team per trovare i giusti equilibri, i giusti ritmi, le giuste misure di sicurezza. Occorre capirsi, insomma, perché lo smart working non è un’app che si installa con un click.

Le scuole dovranno affrontare un percorso ad ostacoli lungo nove mesi, con chiusure alternate e classi in remoto da dover gestire. Succederà, e succederà probabilmente presto, nella speranza che non debbano essere intraprese scelte ancor più radicali a fine anno. Di fronte si ha una situazione del tutto ignota, ma si sa cosa sta succedendo oltre le Alpi così come in Israele: due paesi avanzati e organizzati, che di fronte all’insorgere dei focolai ha dovuto alzare bandiera bianca e chiudere frettolosamente le aule coinvolte. Grande ossigeno potrà arrivare dalle Università online, che potrà consentire ai nuovi laureandi di sfruttare al massimo le opportunità che il remote learning è in grado di offrire: le opzioni sono ormai molte ed in questa stagione saranno garanzia tanto di qualità, quanto di continuità.

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Per tutti la digitalizzazione dei processi quotidiani potrà offrire grandi opportunità perché una cosa abbiamo imparato durante il lockdown: la digitalizzazione è ciò che consente di sopperire al distanziamento offrendo opportunità imprescindibili. Così l’ecommerce per piccoli esercenti, così il remote learning per le scuole, così il cloud in azienda e via discorrendo. L’anno del Covid non è terminato e la minaccia che abbiamo di fronte costringe tutti a non tirare il freno, non ora: c’è ancora l’ultima lunga curva da affrontare prima del rettilineo verso una ripartenza che sarà ritmata dagli investimenti in ottica Recovery Fund. Peraltro non ci sarà più la scusante dell’impreparazione: non aver imparato nulla da quanto accaduto significa cadere come foglia secca non appena i problemi dovessero farsi nuovamente più stringenti. Una nuova stagione di eventi in remoto, marketing digitale e riunioni online sta per aprirsi: la cosa migliore non è correre all’indietro in cerca di normalità, ma correre in avanti in cerca di nuovi equilibri.

Inutile fasciarsi gli occhi e continuare a combattere sterili battaglie politiche o di campanile: un semplice sguardo sulla realtà internazionale può consentirci di inquadrare l’Italia per capire cosa si possa fare e cosa sia invece pericoloso. Le stesse invettive no-mask (per sterili che siano) sfioriscono di fronte a quella che è l’opportunità economica del rischio: in tempo di pandemia non sono i rischi a premiare l’imprenditorialità, ma la sicurezza. Precauzioni, presidio e digitalizzazione saranno in larga parte gli architravi di questa nuova stagione entrante.

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Pubblicato il
7 set 2020
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