Ashley Mitchell, un ragazzo britannico di 29 anni ha crackato Zynga , trasferito sul suo conto 400 miliardi di fiches per il poker virtuale (per un valore di circa 12 milioni di dollari) e poi provveduto a rivenderle sul mercato nero.
Se non si ricordasse che si tratta di un bene virtuale ci sarebbe da strabuzzare gli occhi per la cifra, se invece lo si tiene bene a mente ci si può sorprendere per l’esistenza stessa di un mercato nero di crediti Zynga .
Su di esso, la valutazione dei soldi virtuali sembra essere stata di 695 dollari ogni miliardo, incassando un totale di poco meno di 300mila dollari.
D’altronde è stato Facebook a dimostrare quanto può valere il mercato dei beni virtuali che transitano sulla sua piattaforma attraverso i social game : in particolare da quando ha imposto la sua moneta virtuale, i Facebook Credits , ha chiaramente mostrato a tutti gli sviluppatori gli interessi che può generare.
Il risultato del cracking compiuto ai danni di Zynga è soprattutto quello di rendere ancor più reali quei beni: la Corte che si è trovata a dover affrontare il giudizio del ragazzo si è anche chiesta se il furto di beni virtuali (in quanto tali riproducibili all’infinito dalla derubata) possa effettivamente costituire un furto. E si è data una risposta affermativa, soprattutto considerando il fatto che la vendita di fiches sul mercato nero potrebbe sottrarre utenti legittimi a Zynga.
Il ragazzo si è dichiarato colpevole di quattro delle cinque accuse, ma il suo avvocato ha cercato di affermare che lo facesse perché vittima del demone del gioco d’azzardo.
La sentenza è attesa per il prossimo mese.
Claudio Tamburrino