“I fatti che avete descritto potrebbero trasformarsi benissimo nella pistola fumante che aprirà una falla nella difesa di Google”. Così Roger Goff, avvocato specializzato nel settore dello spettacolo, in una recente intervista con CNET che pare essere venuto a conoscenza di una smoking gun scovata da Viacom per inchiodare definitivamente alla sbarra YouTube . “Se questi stessi fatti troveranno conferma – ha continuato Goff – Google vivrà momenti di grande difficoltà nel sostenere che i membri del proprio staff non abbiano messo a repentaglio la protezione precedentemente invocata”.
Sembra, stando a quanto riportato da CNET , che alcuni avvocati impegnati nella disputa legale da un miliardo di dollari tra Viacom e BigG abbiano portato alla luce prove piuttosto evidenti: ci sarebbero anche gli stessi dipendenti di YouTube tra quelli che hanno caricato materiale non autorizzato sulla popolare piattaforma di video sharing. Inoltre – come riferito da tre fonti coinvolte nel caso e quindi rimaste anonime – pare che addirittura i vertici manageriali del sito fossero a conoscenza di questo uploading non autorizzato, scegliendo poi di non intervenire per rimuoverlo.
Queste prove sarebbero saltate fuori da alcune email circolate tra difesa e accusa durante il normale scambio di informazioni pre-dibattimentale, svelando come i manager di YouTube fossero realmente a conoscenza delle attività di violazione del copyright da parte del proprio staff. Una brutta notizia perché così si allontanerebbe la protezione del safe harbor prevista dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA). In sostanza, YouTube sarebbe responsabile in maniera diretta dei contenuti caricati dai propri utenti. Visto che tra questi utenti ci sarebbero proprio i suoi uomini.
Caso curioso, alla fine di agosto Viacom non aveva fatto mistero alla corte di aver caricato o autorizzato a caricare filmati video su YouTube, lasciandoli sulla piattaforma per scopi promozionali. Piuttosto sicuro è apparso Aaron Zamost, portavoce di YouTube: “L’evidenza dimostrerà che facciamo più del nostro dovere per proteggere i diritti dei detentori di materiale legato al copyright”.
Mauro Vecchio