19 settembre 1982, ore 11.44. In quell’esatto momento un poeta di nome Scott Fahlman scrisse una poesia destinata a cambiare le sorti della comunicazione in tutto il mondo, una creazione che a 40 anni di distanza ha ancora enorme influenza su ognuno di noi. Quel giorno, infatti, venne composto il seguente verso:
🙂
Quarant’anni fa nacque la prima emoticon. Il suo libro era una bacheca online della Carnegie Mellon, il suo percorso è stato da ingegnere Microsoft, ma nessuno osi limitare ad un ambito tecnico la sua rivoluzionaria creazione: 40 anni fa, alle 11.44, Scott Fahlman scrisse una vera e propria poesia, in tutto e per tutto. Quei tre caratteri messi in sequenza, infatti, sono diventati la più estrema e potente delle sinestesie, sono origine di un nuovo tipo di figura retorica e sono un’esplosione emotiva in tutto e per tutto.
19-Sep-82 11:44 Scott E Fahlman 🙂
From: Scott E FahlmanI propose that the following character sequence for joke markers: 🙂
Una poesia universale
Di bacheca in bacheca, quella semplice sequenza è diventata uno standard da forum, quindi “faccina”, poi “emoticon” ed infine una pallina gialla chiamata emoji. Una sublimazione progressiva che ha compiuto esattamente il percorso che una poesia intende compiere: da testo scritto a iniezione di serotonina, fino a toccare i gangli più profondi della fantasia per far nascere le varie :-( :-| 8D
e via discorrendo.
La punteggiatura è l’unico simbolo della tastiera che non parla: non è vocale, non è consonante, è solo struttura. Con le emoticon quella struttura si è fatta architettura, arrivando a toccare il cuore anche senza parole. Basta un :-)
, del resto, per far scorrere elettricità nei muscoli facciali e stimolare emozioni positive in chiunque.
Così lo stesso Fahlman in una intervista a Webnews di 10 anni fa in occasione del trentennale dalla prima emoticon:
Ad essere onesto, non ricordo del tutto quel giorno. Allora non pensavo che il mio messaggio a proposito di 🙂 e 🙁 sarebbe stato tanto importante. Solo un gioco sciocco di 10 minuti, mandato agli amici online e dimenticato. Non ho mai tenuto copia di quel messaggio, ed è stato difficile recuperarlo quando finalmente abbiamo capito che quel piccolo messaggio ha iniziato qualcosa di grande e duraturo. Sebbene io e molti dei miei colleghi ricordassimo il messaggio originale, non ne conoscevamo la data finché non trovammo il messaggio nei nostri archivi venti anni più tardi. Fui sorpreso del fatto che l’ora fosse quasi a mezzogiorno, normalmente mi intrattenevo in conversazioni giocose verso le nove, ma penso che fossi nel mio ufficio alla Carnegie Mellon, durante un break tra un meeting e un altro o qualcosa di simile.
🙂
Si abbia il coraggio di riscrivere la storia e di dare a Scott Fahlman il ruolo che merita: non solo ingegnere, non solo creativo, ma vero poeta delle emozioni. Oltre l’estremismo, in una forma pienamente postmoderna che ancor oggi non ha smesso di correre di chat in chat, di post in post, di bacheca in bacheca.
Oggi, alle 11.44, pubblicate un piccolo post sui vostri account social. Scrivete semplicemente :-)
e condividete questa poesia con i vostri amici. Inondate la vostra bolla di positività. La poesia può tutto. Come un sorriso.