Con l’obiettivo di riprodurne altri uguali o migliori, per secoli appassionati, musicisti, direttori d’orchestra di chiara fama, industrie produttrici di strumenti musicali e molti altri personaggi che ruotano intorno al mondo della musica hanno cercato di capire per quale motivo un violino Stradivari o un Guarneri hanno un suono così completo, pieno, corposo, netto, in una parola coinvolgente. Ma una spiegazione scientificamente attendibile non è stata mai trovata .
Ora ad alcuni ricercatori è venuta un’idea : utilizzare tecnologie per uso medico, cercando con esse di carpire i segreti di un feeling che conquista, indisturbato e mai eguagliato, i cuori e le orecchie di tutto il mondo. È così che un medico olandese e un costruttore di violini statunitense pensano di aver finalmente capito almeno alcune delle differenze tra uno di quei gioielli e uno strumento prodotto in epoca contemporanea.
Adattando un programma sviluppato per calcolare la densità polmonare in persone affette da enfisema, i due hanno analizzato le proprietà fisiche degli storici violini tramite uno scanner per tomografia , normalmente utilizzato in medicina. Il grande vantaggio di questa scelta è la matematica certezza di non arrecare alcun danno agli strumenti in esame: qualsiasi minima alterazione varrebbe svariati milioni di euro .
Mentre non è emersa alcuna particolare differenza nelle aree mediane della cassa armonica, incluso il piano armonico, ciò che si è rivelato con evidenza è la densità del legno . Tutte le aree di interesse degli strumenti sono infatti state facilmente mappate grazie al software modificato. Questo dato, secondo i due ricercatori, spiegherebbe bene la differenza di suono in quanto la densità è determinante per le vibrazioni della cassa, che a loro volta formano – insieme alle vibrazioni delle corde – il suono percepito.
Allora per quale motivo – si chiedono – pur utilizzando ugualmente legno di acero e legno di abete rosso i suoni sono così diversi? In parte, la risposta potrebbe essere nelle diverse condizioni di crescita degli alberi tra l’epoca di costruzione degli Stradivari e dei Guarneri, e quelle odierne. “Le differenze climatiche potrebbero spiegare parte della diversità, ma anche il trattamento del legno è rilevante”, spiegano i ricercatori. Come lo è l’invecchiamento di 300 anni , che secondo il dottor Berend Stoel, del Leiden University Medical Center , è un fattore di influenza decisamente rilevante.
Dunque, grazie a questa trovata ora si sa che la densità risulta nettamente diversa tra l’antico e il nuovo: Stradivari e Guarneri hanno il legno più denso. Ma è sufficiente sapere questo per tentare di eguagliarli? “Non c’è modo di sapere altro dai dati che abbiamo rilevato. Abbiamo solo individuato una differenza nelle densità”, spiegano, lasciando ancora una volta a bocca sostanzialmente asciutta chi sperava di aver capito carpito l’arcano di quei violini.
Se la scoperta non riuscirà a consentire alle industrie di “replicare” uno di quei gioielli, per gli intenditori sopraffini ancora una volta non resterà che andare ad ascoltare quelli veri.
Marco Valerio Principato