Edward Snowden è l’uomo dietro le rivelazioni su PRISM , il programma dell’intelligence statunitense capace di intercettare, raccogliere e analizzare la stragrande maggioranza delle informazioni digitali immesse in Rete dagli utenti. Lo scandalo è destinato ad allargarsi ancora, mentre emergono i primi distinguo “tecnici” e tentativi di giustificazioni. Tentativi che non fanno altro che alimentare dubbi ulteriori.
Mentre le ombre di PRISM si allargano e su Internet infiammano il dibattito e lo sconcerto, Snowden si confessa al collaboratore del Guardian (Glenn Greenwald) che per primo ha svelato al mondo il sistema della NSA: il 29enne ex-assistente tecnico della CIA è attualmente impiegato presso Booz Allen Hamilton, uno dei più importanti contractor della difesa e dell’intelligence statunitensi.
Quello che emerge dalle parole di Snowden può essere catalogato come un classico caso di crisi di coscienza: negli ultimi quattro anni di collaborazione con la NSA, il tecnico ha visto e sentito cose che considera ingiuste, non degne di uno stato democratico e potenzialmente devastanti non solo per lo stato di diritto in patria ma anche per il mondo intero. La NSA è come una piovra tentacolare che si infila dappertutto e raccoglie tutti i dati che trova per archiviarli a uso futuro, conferma Snowden: l’uomo è consapevole della situazione in cui si è cacciato, degli enormi problemi di immagine che ha creato al suo attuale datore di lavoro e del fatto che d’ora in poi gli USA vorranno la sua testa. In effetti erano già sulle sue tracce prima ancora del leak su PRISM, dice.
Snowden è ora approdato a Hong Kong, paese che a suo dire rappresenta uno dei pochi concretamente in grado di opporsi – o quantomeno contrastare attivamente – l’azione del governo statunitense nel caso ( molto probabile ) in cui Barack Obama decidesse di trasformare il “whistleblower” in un nuovo Bradely Manning con tanto di indagine, carcerazione e isolamento.
Il governo USA difende il piano PRISM, Obama parla di un “bilanciamento” tra le libertà civili e la sicurezza e il Director of National Intelligence torna a ribadire l’assoluta legalità e legittimità dell’iniziativa: sono tutte bugie, suggerisce Snowden al Guardian , e la stessa NSA spesso mente sapendo di mentire quando è convocata davanti al Congresso degli Stati Uniti.
Giudicando la questione con quest’ottica, anche le nuove rassicurazioni “oltraggiate” di Yahoo !, Google e altri sarebbero nient’altro che delle bugie: la risposta di Yahoo! è particolarmente controversa , visto che l’azienda dice di non aver collaborato “volontariamente” con la NSA ma non esclude – a voler leggere tra le righe – di essere stata costretta a farlo.
A questo punto tutte le ipotesi sono in campo, mentre il Guardian – con l’evidente, preziosa collaborazione di Snowden – continua a centellinare scoop e dettagli su e intorno a PRISM: la NSA è capace di raccogliere dati sia direttamente sui server che intercettandoli sulle infrastrutture di comunicazione, dice il quotidiano britannico, mentre la correlazione, il tracciamento e l’analisi delle informazioni raccolte in tutto il mondo – USA inclusi – sono deputate a un tool chiamato Boundless Informant .
Il vero colpevole del nuovo, presunto regime di intercettazione globale coadiuvato dalle grandi corporazioni telematiche è l’utente stesso, scrive Chris Matyszczyk su CNET , illusosi di poter contare su strumenti di informazione e comunicazione così pervasivi senza perdere nulla in cambio: nel cloud, i dati e le identità appartengono alle aziende che le gestiscono, e questa è l’unica verità che è possibile ricavare dallo scandalo PRISM.
C’è poi chi comincia a fare i primi distinguo tecnici: la NSA non ha alcun accesso diretto ai server delle aziende e necessita delle dovute autorizzazioni legali per investigare, sostiene ancora CNET . Si muovono infine anche i garanti dei dati e della privacy del Vecchio Continente: le presunte capacità di intercettazioni a strascico preoccupano, dice il garante italiano , e l’Unione Europea modifica la posizione iniziale sulla presunta “questione interna” agli USA attivandosi per chiedere informazioni alle autorità di quel paese prima di trarre una qualsiasi conclusione in merito.
Alfonso Maruccia