Roma – Procede senza sosta il lavorìo degli hacker italiani su uno dei dispositivi più ingegnosi fin qui partoriti a difesa delle libertà digitali: il Progetto Pbox (Privacy Box) ha infatti annunciato il varo della seconda versione di un singolarissimo dispositivo che – affermano i suoi inventori – sostiene il diritto alla privacy assicurando peraltro semplicità di installazione ed utilizzo. Si tratta di uno strumento che, come noto, può ospitare applicazioni che, ad esempio, danno la possibilità di attivare comunicazioni anonime e sfruttare potenti strumenti di cifratura delle trasmissioni.
Molte le differenze di Pbox Modello II rispetto al Modello I presentato lo scorso novembre. Ora è infatti in evidenza un device più piccolo (vedi foto in basso) e compatto del precedente, pensato evidentemente per essere adottato facilmente dagli utenti desiderosi di tutelarsi contro gli strumenti del controllo tecnologico. I suoi autori assicurano che si tratta di un dispositivo “assolutamente silenzioso e robustissimo”.
Pbox Modello II – come si può leggere sulla pagina dedicata – è basata su una scheda PC embedded, una Soekris 4501 , che contiene una cpu AMD Elan compatibile 386, 64Mb ram, una scheda Compact Flash da 512 Mb, una seriale e 3 porte Ethernet. La nuova Pbox fornisce tutti i servizi tipici di una Pbox Tipo I, supporta solo modem ADSL Ethernet ma puo’ realizzare configurazioni di firewall più complesse della Pbox Tipo I, come una DMZ o tre sottoreti locali.
Il sistema operativo è una normale Debian Sarge, installata usando netboot ed un server tftp. Il sistema operativo è installato con alcuni accorgimenti per renderlo più adatto a girare su una flash memory. La prima Pbox Modello II è già operativa; le applicazioni installate sono Mixminion, Tor+Privoxy, Mixmaster e Postfix, vale a dire alcuni dei più interessanti strumenti di tutela della privacy e dell’anonimato oggi disponibili. “Non ha parti in movimento – assicurano gli autori – consuma pochi watt, non fa nessun rumore e se cade a terra non fa una piega, anzi, attenti alle mattonelle!”
“Il progetto Privacy Box – spiegano a Punto Informatico i suoi promotori – è nato nella convinzione che l’utilizzo di applicazioni per la sicurezza e la privacy debba diventare semplice come quello delle consolle videoludiche: il motto “Vogliamo scatole, non programmi” sintetizza questa semplice idea”.
Tutti gli interessati alla Pbox possono non solo chiedere informazioni agli hacker che l’hanno realizzata ma anche iscriversi alla mailing list dedicata per seguirne da vicino gli sviluppi.
Il futuro cosa riserva? “Una Pbox ancora più potente” – garantiscono gli autori. Il Modello III sarà basato su una scheda più performante, con anche il supporto di un hdu 2.5″ ed un access point integrato. Questa nuova scheda permetterà di ospitare servizi più “pesanti”, come un nodo Freenet od un router Tor, di fornire servizi wireless e di usare la macchina come file server. Dimensioni, aspetto e peso dovrebbero essere li stessi del Modello II.
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