Privacy email, Microsoft ci ripensa

Privacy email, Microsoft ci ripensa

Marcia indietro di Redmond. Niente più indagini nella posta elettronica dei clienti senza il mandato di un giudice. Prossimamente saranno cambiate le condizioni di servizio, con l'aiuto di tutti
Marcia indietro di Redmond. Niente più indagini nella posta elettronica dei clienti senza il mandato di un giudice. Prossimamente saranno cambiate le condizioni di servizio, con l'aiuto di tutti

Questa volta il cambio di politica lo annuncia direttamente Brad Smith, massima autorità legale negli uffici di Microsoft: l’idea di un’azienda dotata del potere e del diritto di mettere il naso nella corrispondenza dei suoi clienti non è piaciuta al pubblico e a Redmond se ne sono resi conto, dunque le regole e le policy dovranno cambiare. Per farlo , Microsoft chiederà aiuto a voci riconosciute nelle battaglie dei diritti civili, tra tutte EFF e CDT.

“Non è mai piacevole ascoltare le critiche – scrive Brad Smith sul blog aziendale – (…) Siamo entrati in un’era post-Snowden in cui gli individui pongono molta attenzione nel modo in cui altre persone utilizzano i loro dati. Come azienda abbiamo partecipato attivamente alla discussione pubblica sull’appropriato bilanciamento tra i diritti alla privacy dei cittadini e il potere del governo. Abbiamo sostenuto che i governi dovrebbero attenersi a un procedimento legale consolidato e alle regole delle leggi sulle attività di sorveglianza. (…) appare evidente che dovremmo applicare principi simili e attenerci a procedimenti legali consolidati per le nostre stesse indagini”.

Dunque la nuova regola, per ora non scritta, che Microsoft si è auto-imposta è di non curiosare più nelle caselle altrui, anche se tecnicamente sarebbe autorizzata a farlo stando alle condizioni di servizio attualmente in vigore per i suoi servizi (Outlook.com, già Hotmail) e per quasi tutte le offerte concorrenti. Se ci fossero in ballo questioni relative alla proprietà intellettuale Microsoft violata, come nel caso del 2012 venuto alla luce in queste settimane, l’azienda denuncerà tutto alle autorità competenti e lascerà a loro le indagini : per ora si tratta di un buon proposito, che riscrive le policy aggiornate solo una settimana fa, ma nei prossimi mesi Smith promette che sarà tutto messo nero su bianco nei termini di servizio vergati nei contratti sottoscritti dagli utenti.

In più , Microsoft ha voluto anche dare sfoggio di buona volontà: così Smith lancia anche una campagna di discussione pubblica , coinvolgendo direttamente Electronic Frontier Foundation e The Center for Democracy and Technology nella elaborazione di un progetto comune che possa identificare linee guida potenzialmente adottabili da tutti per garantire il rispetto della legge e dei diritti degli utenti. Per ora la questione rimane molto teorica, si vedrà in futuro se Redmond riuscirà davvero a convincere altre aziende a partecipare alla stesura di queste linee guida e promuoverne l’adozione in tutta l’industria.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
31 mar 2014
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