Web (internet) – Chi stabilisce il prezzo di un pacchetto di dati personali? Negli Stati Uniti il prezzo è stato definito e qui da noi una valutazione del genere potrebbe presto diventare realtà.
Non ha riscosso grande visibilità sui nostri media una notizia sensazionale: DoubleClick, il colosso dell’advertising online americano, che opera anche in Italia, si è “fuso” con Abacus Direct, una delle principali aziende di ricerca di mercato. Il tutto si è svolto nello stile pulito del libero mercato americano: un’operazione che al lordo vale più di un miliardo di dollari. In realtà, però, in ballo c’è qualcosa che vale molto di più: i dati personali di un numero elevatissimo di persone, in questo caso “consumatori”.
Non sfugge a nessuno, tantomeno è sfuggito ai gruppi americani che si battono per il rispetto della privacy on e off line, che la fusione delle due società non è soltanto un’operazione finanziaria. Entrambe, infatti, gestiscono un numero enorme di dati personali, come abitudini al consumo, gusti, propensione all’acquisto. Addirittura si calcola che i 5 miliardi di banner e ads gestiti da DoubleClick forniscano a questa un database senza paragoni e senza precedenti sulle “mosse” online dei fruitori della rete. E che Abacus abbia a disposizione le informazioni relative a due miliardi di transazioni nelle quali ciascuna parte è personalmente identificabile.
Un ammasso tale di informazione viene percepito dagli attivisti che hanno inutilmente lottato contro il merger come “tutto quello di cui ha bisogno Big Brother”. Di sicuro la fusione dei dati, ancor prima di quella aziendale e finanziaria, pone interrogativi, per molti del tutto nuovi, sulla sicurezza della privacy nell’era digitale.
E se è vero che le regole di tutela dei dati personali europee ed italiane sono ben diverse da quelle americane, e generalmente più rigide, è anche vero che chiunque conosca l’ABC della tecnologia di rete sa che per “nascondersi” davvero, per non farsi trovare quando si gira online, c’è da faticare parecchio. Perché navigare sulla rete e impedire ai vari DoubleClick ma anche alle realtà molto ma molto più piccole di raccogliere dati è un’impresa da esperti. L’alternativa è sperare che quelle informazioni siano utilizzate con criterio e riservatezza. Ma chi ci spera?