È stato chiesto un più rigoroso rispetto delle leggi sulla privacy, in vigore nei paesi in cui provvede ad introdurre nuovi prodotti online. Al quartier generale di Google è giunta una non certo tenera lettera, firmata dagli alti rappresentanti di varie autorità per la protezione dei dati personali. Ad illustrare a BigG la non troppo entusiasta posizione di – tra le altre – Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Canada .
I vari garanti hanno così inviato la missiva all’attenzione del CEO Eric Schmidt, esprimendo una “profonda preoccupazione per il modo in cui Google affronta le questioni legate alla privacy, in particolare per quanto riguarda il recente lancio del social network Google Buzz”. Un social tool che era stato vittima fin dal lancio ufficiale di una pioggia di critiche da parte dei paladini della privacy.
Troppo spesso, secondo la lettera , il diritto alla privacy dei netizen finisce nel dimenticatoio, soprattutto quando BigG lancia nuove applicazioni . I garanti hanno espresso un profondo turbamento, in particolare dopo l’introduzione dell’applicazione di social networking Google Buzz. Che avrebbe evidenziato una grave mancanza di riguardo per regole e norme fondamentali in materia di privacy.
La lettera dei garanti si è così accodata a quella già indirizzata a Jon Leibowitz – chairman della Federal Trade Commission (FTC) statunitense – da parte di undici membri del Congresso a stelle e strisce. Alla base delle accuse, quello che già Electronic Privacy Information Center (EPIC) aveva spiegato proprio a FTC a metà dello scorso febbraio: Google avrebbe convertito le informazioni private e personali degli utenti Gmail in informazioni pubbliche.
Per le autorità nazionali , Google avrebbe così violato “un principio fondamentale e riconosciuto a livello mondiale in materia di privacy: ossia, che spetta alle persone controllare l’uso dei propri dati personali”. La lettera ha quindi sottolineato come BigG non sia l’unico protagonista del web ad essersi comportato in maniera negligente nella preziosa tutela alla privacy, ma che debba dare l’esempio proprio in quanto leader nel suo settore.
Alla missiva hanno comunque fatto seguito alcune dichiarazioni di un portavoce di Mountain View: non ci sarebbe alcunché da aggiungere ad una questione già ampiamente dibattuta negli scorsi mesi. E l’intervento dei garanti sarebbe decisamente ironico – ha continuato il portavoce – dal momento che Google annuncerà a breve i dettagli della prossima strategia nella lotta a favore della trasparenza e della tutela dei dati personali.
Mauro Vecchio