Si parte dalle cifre, nella relazione 2012 del Garante Privacy sulla protezione dei dati, la trasparenza e le principali tecnologie della comunicazione. Alla fine dello scorso anno, le sanzioni amministrative riscosse dal Garante per la protezione dei dati personali ammontano a quasi 4 milioni di euro, da un totale di 578 violazioni – in netto aumento rispetto alle 358 dell’anno precedente – tra mancato rispetto delle norme nel telemarketing e conservazione eccessiva dei dati di traffico telefonico e telematico.
Dalla questione trasparenza nella PA online e le problematiche emerse con il fenomeno del cyberbullismo, il 2012 è certamente stato un anno di fuoco per l’Autorità tricolore, all’inseguimento dei cambiamenti nel progressivo sviluppo delle reti di comunicazione elettronica e dei comportamenti di chi le popola. Dal cosiddetto diritto all’oblio al procedimento specifico nei confronti di Google, il Garante della privacy ha tracciato un bilancio del suo lavoro con “l’obiettivo di costruire una autentica ed effettiva protezione dei dati personali, in particolare riguardo all’uso delle nuove forme di comunicazione e dei nuovi sistemi tecnologici”.
Questo impegno continuo – più recentemente sono state adottate nuove regole sui data breach , per contenere in modo efficace e tempestivo le conseguenze degli attacchi informatici – è certamente dettato da quello che lo stesso presidente Antonello Soro ha descritto come lo strapotere dei colossi del web, ormai divenuti intermediari esclusivi tra produttori di contenuti e servizi e consumatori digitali . “Il potere di questi soggetti, che trattano da pari con stati ed organismi sovranazionali, non può essere ignorato – ha avvertito Soro – così come non sono più accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi”.
Presentando il testo della relazione 2012 alla Camera, Soro non vuole permettere che i dati personali degli utenti diventino di proprietà di chi li raccoglie , che si tratti dei servizi di Google o degli sconfinati meandri social di Facebook. L’Autorità ha infatti ricordato il procedimento avviato contro la privacy semplificata dell’azienda di Mountain View, che faciliterebbe l’incrocio dei dati personali tra i vari presidi elettronici di BigG, dal servizio di posta Gmail alle mappe.
A pochi giorni dalle bollenti rivelazioni sul tecnocontrollo statunitense , l’Autorità del Belpaese ha promesso un punto di equilibrio tra sicurezza e privacy a livello sovranazionale. “Cerchiamo una bussola diversa nell’uso di strumenti che magari altri paesi con scarsa consuetudine democratica usano come strumenti di oppressione – ha spiegato Soro – Quello che è emerso in questi giorni in America era in qualche modo prevedibile – È dal 2001, dalle Torri Gemelle, che le autorità americane si riservano la possibilità di accedere ai grandi archivi telefonici e ai provider di Internet. Ma oggi abbiamo davanti un sistema diffuso di sorveglianza indiscriminata e generalizzata, al di là dell’immaginazione. Si previene il terrorismo, sì, ma entrando nei dettagli della vita di milioni e milioni di persone”.
Pur rappresentando una “risorsa investigativa fondamentale, insostituibile”, il sistema delle intercettazioni verrà analizzato nelle prossime settimane con un provvedimento generale che indichi soluzioni idonee “ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni”, come ha spiegato lo stesso presidente dell’Autorità tricolore. Sono stati inoltre avviati contatti con le altre autorità d’Europa con l’obiettivo di promuovere un’azione congiunta su un modello più rispettoso di quello statunitense.
Mauro Vecchio