Il Garante della Privacy ha presentato i risultati dell’indagine avviata lo scorso maggio per verificare il rispetto della normativa italiana sulla protezione dati da parte di applicazioni che utilizzano dati sanitari.
Il dato complessivo è che non c’è molta considerazione per la delicatezza con cui i dati medici dovrebbero essere trattati: secondo quanto si legge dallo studio , su un totale di oltre 1200 applicazioni esaminate, appena il 15 per cento risulta dotato di un’informativa privacy realmente chiara.
Nel dettaglio, un’app su due tra quelle a sfondo medico italiane e straniere analizzate dagli incaricati del Garante, scelte a campione tra le più scaricate disponibili sulle varie piattaforme (Android, iOS, Windows etc.) non fornisce agli utenti un’informativa prima del download o chiede dati eccessivi rispetto alle funzionalità offerte . In molti casi, poi, l’informativa privacy non viene adattata alle ridotte dimensioni del monitor, risultando così poco leggibile, o viene collocata in sezioni riguardanti, ad esempio, le caratteristiche tecniche dello smartphone o del tablet.
L’indagine in questione è stata promossa a livello mondiale dal Global Privacy Enforcement Network (GPEN): alto è l’interesse nei confronti di queste applicazioni delle tecnologie mobile, tanto che secondo la Commissione Europea >entro il 2017 saranno 3,4 miliardi le persone in possesso di uno smartphone e la metà di loro utilizzerà app dedicate alla salute .
Il Garante ha fatto sapere che a seguito di questi risultati sta valutando le azioni da intraprendere: non è escluso l’arrivo di multe .
Claudio Tamburrino