L’Ufficio del Garante per la privacy ha smentito a Punto Informatico il coinvolgimento dell’autorità italiana nell’indagine portata avanti da alcuni paesi europei per presunta violazioni perpetrate da Facebook nella raccolta e nella gestione dei dati dei suoi utenti .
La notizia era trapelata attraverso una fonte del Wall Street Journal , rilanciata anche da quotidiani italiani : nei confronti della gestione della privacy degli utenti da parte di Facebook, secondo le indiscrezioni, si sarebbero attivati i Garanti per la privacy di diversi paesi europei tra cui Francia, Spagna ed Italia .
Stando a quanto riferisce il giornale statunitense, i tre paesi si sarebbero uniti per investigare nel quadro delle indagini relative alla politiche sulla privacy adottate dal social network nei confronti degli oltre 300 milioni di utenti europei, portati avanti negli scorsi mesi da Germania , Olanda e Belgio.
Il Belgio , in particolare, aveva approfondito nelle scorse settimane le possibili violazioni alla normativa europea di riferimento dell’ ultima revisione delle policy relative alla privacy, e ha rilevato che Facebook sarebbe in grado di raccogliere dati dai siti che ospitano i suoi tasti social (per i “mi piace” ed i commenti), oltre a riservarsi il diritto di aggregare i dati raccolti dal social network, da Whatsapp e da Instagram, al fine di predisporre messaggi pubblicitari mirati. Tuttavia il tutto si inserisce in un’ iniziativa di respiro europeo che vede Facebook analizzata da cima a fondo per la sua policy in materia di trattamento dei dati degli utenti.
La notizia del Wall Street Journal , relativa al coinvolgimento diretto di Francia, Spagna ed Italia, è stata in primo luogo ridimensionata da Facebook, che riferisce di non avere ricevuto alcuna notifica dalle autorità di questi paesi.
Contattato da Punto Informatico , inoltre, anche l’Ufficio del Garante per la privacy italiano ha smentito la notizia, riferendo di non far parte del gruppo, costituito da Germania, Olanda e Belgio, che sta approfondendo la situazione del social network, e di “non avere istruttorie indipendenti aperte nei confronti di Facebook”.
Claudio Tamburrino