Nell’ambito della Pubblica Amministrazione non si indaga solo su quelli che qualcuno definisce “fannulloni”, ma anche sui telefonatori abusivi: ancora una volta è finito al centro di una indagine un dipendente pubblico, accusato di utilizzare impropriamente il cellulare di servizio.
Si tratta di un’accusa che riecheggia casi analoghi che si sono riproposti numerose volte. Per la prima volta nel mirino di una inchiesta di questo tipo è finito un procuratore, accusato di peculato.
La procura di Firenze ha infatti aperto un’inchiesta sull’attuale procuratore generale a Perugia, a suo tempo già procuratore capo a Viterbo. L’indagine riguarda proprio il periodo in cui ricopriva il precedente incarico: l’ipotesi di accusa è di peculato perché, a quanto risulta alla procura fiorentina, mentre si trovava in servizio a Viterbo, il procuratore avrebbe abusato del telefonino affidatogli per la sua funzione, utilizzandolo per chiamate verso i numeri telefonici dei suoi familiari, e in particolare della figlia.
L’aspetto più singolare della vicenda è che l’inchiesta sul procuratore sia la conseguenza di una segnalazione trasmessa alla procura nientemeno che da suo figlio, che secondo le cronache avrebbe denunciato il padre in seguito ad alcuni dissapori. L’indagine ha comunque svelato un’anomalia: le utenze dei cellulari affidati ai magistrati di Viterbo sono intestate all’assessorato dei Lavori pubblici del Comune, che ne paga la bolletta, e ne può controllare il traffico telefonico.