Un tempo, le scuse per non aver portato i compiti in classe abbondavano, soprattutto in fantasia: uno dei grandi classici era l’indisciplinato cagnolino, seguito da pestifere sorelle minori e altri curiosi accidenti. Ora, nella moderna realtà tecnologica, questi pilastri della menzogna sono stati affiancati da nuovi espedienti come, ad esempio: “Professoressa, Amazon mi ha cancellato l’ebook”. Un recente caso ha, tuttavia, confermato che questa potrebbe essere molto più di una semplice bravata da studente pigro: il libro elettronico è effettivamente sparito nel nulla .
Un liceale statunitense ha infatti deciso di avviare una causa contro Amazon.com , colpevole di aver cassato alcuni titoli regolarmente acquistati nella loro forma digitale da utenti Kindle. Utenti come il diciassettenne Justin D. Gawronski dal Michigan che ha visto volare via da un giorno all’altro la sua copia di 1984 di George Orwell. Un bel problema, dato che al ragazzo era stato assegnato il compito estivo di annotare alcune riflessioni per ogni 100 pagine del romanzo, prima di stilare un tema da presentare in classe a settembre. Riflessioni ora del tutto svanite.
La causa, depositata presso la Corte distrettuale di Seattle, è stata avviata insieme ad Antoine J. Bruguier, lettore adulto dalla California, che intendono chiedere lo status di class action . Richiesti danni di natura non ancora specificata per tutti gli utenti Kindle che hanno vissuto le strane sparizioni di opere come La Fattoria degli Animali , con l’aggiunta dell’ingiunzione ad evitare ulteriori cancellazioni. Amazon, stando ai documenti presentati in tribunale, non ha avvertito gli utenti di essere in possesso del diritto o della facoltà tecnologica di rimuovere il contenuto digitale acquisito attraverso i Kindle store.
Amazon aveva spiegato i motivi delle sparizioni, ribaditi recentemente dal portavoce Drew Herdener: “questi libri sono stati aggiunti al nostro catalogo da terze parti che non avevano i diritti”. Copie illegali dunque che erano state rimborsate dall’azienda su tutto il territorio statunitense, scatenando lo stesso una pioggia di critiche, fino alla causa intentata dal giovane Gawronski. “Le aziende tecnologiche – ha spiegato l’avvocato Jay Edelson – sentono di avere il diritto di accedere a proprietà personali solo perché ne hanno la capacità, ma questo è contrario al 100 per cento alle leggi di questo paese”. ( M.V. )