Lo stress, la malattia del secolo scorso e con ogni probabilità anche di questo, è un’affezione particolarmente mordace nel settore IT. I professionisti che hanno ogni giorno a che fare con programmi buggati, clienti pieni di pretese, network che non ne vogliono sapere di accettare i parametri di configurazione e utenti che cancellano le cartelle di sistema lamentando poi che il PC è andato in crash sono la categoria, rivela una ricerca appena pubblicata, più propensa a rimetterci in salute mentale .
Lo studio , condotto da TechWeb Network Research per conto di OpTier , società specializzata in soluzioni IT all’utenza business, ha scoperchiato un vero calderone di ansie, spasimi muscolari, tic e incubi notturni di cui soffre diffusamente il personale adibito alla gestione delle strutture informatiche di aziende e servizi alle persone: due terzi dei 272 manager di settore presi come campione fanno le ore piccole senza riuscire ad addormentarsi e il 75% è costantemente perseguitato da una invincibile ansia da prestazione.
Angustiati dalla complessità delle società che si trovano a dover gestire o per cui lavorano, frustrati dalla scarsa delimitazione di obiettivi non sufficientemente chiari circa i propri compiti specifici, gli esperti sono intrappolati nella matassa dei problemi del lavoro di tutti i giorni , e raramente riescono a trovare il bandolo in grado di restituire loro un po’ della tranquillità perduta.
I servizi informatici sono d’altronde un nodo vitale di ogni impresa organizzata e di una quantità capillarmente diffusa di prestazioni agli utenti e ai consumatori: il mancato o errato funzionamento di questo ganglio vitale può bloccare un gran numero di dipartimenti dipendenti. Non c’è quindi da stupirsi, suggerisce un esperto di studi sullo stress, che i professionisti informatici vengano costantemente tenuti sulla corda dai propri clienti, costretti a lavorare sotto una notevole pressione e a fare le cose con scadenze ancora più parossistiche.
Ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette, “l’IT è una categoria di lavoro che tende a far saltare i limiti”, suggerisce Terry Beehr, professore di psicologia della Central Michigan University . Ciò significa che i tecnologi “ricevono richieste provenienti da una gran quantità di posti differenti”, suggerisce ancora Beehr, da persone che “non pensano come te” e che sono quindi da interpretare prima che da assistere .
Il lavoro degli esperti di informatica e servizi IT viene comparato ad altre mansioni simili, in cui gli addetti assumono responsabilità anche per altri . Al contrario dei piloti di aerei di linea e dei controllori di volo, però, qui non si tratta di salvaguardare la vita delle persone ma solo di “rendergliela più facile”.
Anche se, suggerisce ancora il professor Beehr, “per quelli che ci lavorano”, questa necessità di semplificare per altri l’indubbia complessità degli strumenti tecnologici avanzati impedisce di “rilassarsi”. Fosse anche per la pausa caffé .
Alfonso Maruccia