Profste.com/Napster, riflessioni a freddo

Profste.com/Napster, riflessioni a freddo

Non hanno solo inventato un sistema rivoluzionario ma hanno applicato alla perfezione una delle regole auree del web-marketing: creare una comunità fedele al sito e alle sue proposte
Non hanno solo inventato un sistema rivoluzionario ma hanno applicato alla perfezione una delle regole auree del web-marketing: creare una comunità fedele al sito e alle sue proposte


Web – E ‘ stata la notizia che nel corso del passato weekend ha infiammato la rete fino a quel punto impigrita da un’estate già iniziata.

Il caso Napster ha risvegliato anche l’interesse dei media tradizionali che, con la solita approssimazione, dovuta stavolta più che altro a ignoranza, si sono occupati diffusamente dell’accaduto.

Nei giorni successivi al polverone, mentre molti si sono sentiti sollevati dalla proroga concessa dal giudice che di fatto rinvia una possibile chiusura, si impongono e si sovrappongono le riflessioni.

Ieri, in un articolo molto preciso Massimo Mantellini ha sottolineato alcuni aspetti della vicenda Napster ed espresso una visione dei fatti che in alcuni punti condivido.

In sintesi ha sottolineato la delusione di chi, il fondatore di Napster Shawn Fanning, il CEO e i Venture Capitalist, aveva investito sul potenziale di un’idea rivoluzionaria ed era sul punto di incassare i sostanziosi ritorni economici che la stessa prometteva. Questo è comprensibile ed è un punto importante dell’intera vicenda.

Il comportamento dell’azienda Napster è stato fin qui simile a quello di un Giano Bifronte: da un lato, consapevole di basare il suo successo sulla condivisione di file protetti da copyright (su questo si basano i 20 milioni di iscritti al sistema e i rapporti con gli stessi, verso i quali si sono sempre usati toni da amici e spesso complici); dall’altro lo start-up di San Mateo, CA, cercava di tessere accordi con discografici e artisti, cercando di far passare l’idea che il suo era un metodo con cui si promuovevano artisti poco noti. Arrivando addirittura a voltare le spalle a centinaia di migliaia di iscritti, come avvenuto con la vicenda Metallica. In quel caso Napster, minacciato dalla Band di ritorsioni legali, espulse centinaia di migliaia di propri iscritti, che erano stati segnalati dai Metallica stessi, colpevoli di possedere copie delle loro canzoni. Questo comportamento segnò una volontà di prendere le distanze dai propri iscritti colpevoli di violazione della legge sul copyright, come se non fosse noto a tutti che il successo dell’idea era proprio basato su quello.

Sempre nell’articolo citato si parla di sacrosante ragioni della RIAA, che cerca a tutti i costi (anche a quello dell’impopolarità) di rallentare, rimandare e ritardare il diffondersi di un fenomeno che porterà ad una probabile riduzione dei loro profitti, fin qui stratosferici. Questo può essere vero e comprensibile da un lato, anche se bisogna riflettere sulle possibilità di boicottaggio, che sono reali e porterebbero a perdite consistenti e immediate nelle entrate delle major discografiche.

Le petizioni presentate e firmate da moltissimi fan hanno mostrato a tutti, anche in Italia, che il potere è in mano ai fan/consumatori di musica. E mentre le testate nazionali, le TV, le radio, si affrettavano a descrivere i ragazzi come dei piccoli hacker e sicuramente dei fuorilegge, cercando di non deludere le aspettative dei discografici italiani, gli stessi si sono trovati travolti da un fenomeno che li ha trovato completamente impreparati. Di qui le conseguenti interviste di “funzionari” delle associazioni dei discografici, dalle quali traspariva una non conoscenza del fenomeno e quindi del “nemico”. Sembravano figure tristi uscite dai filmati in bianco e nero degli anni ’70. Incredibile pensare che siano gli stessi che manovrano decine di star nostrane che giocano a fare i trasgressivi, salvo essere pronti a dichiararsi soddisfatti della decisione di chiudere Napster.

In pochi hanno pensato al problema (boomerang) del danno d’immagine derivante dal sostenere la linea a favore della chiusura. Ne sanno qualcosa i Metallica e il rapper Dr.DRE, che per primi hanno iniziato la battaglia legale contro Napster e ora si ritrovano con un vistoso calo nelle preferenze di molti dei loro stessi fan, che prima non li avrebbero mai traditi e ora giurano che non compreranno più i loro CD.

Meglio han fatto quelle Band e artisti che hanno dato il loro supporto alla “causa” consapevoli del fatto che i loro ricavi non ne avrebbero risentito. Infatti una delle contromosse di Napster è stato il tentativo di “Boicottaggio al contrario” detto Buycott , che propone l’acquisto dei CD degli artisti amici, per mostrare alle case discografiche il potere dei consumatori, che poi sono quegli stessi ragazzi che vengono chiamati ladri dalla RIAA.

Ancora nell’articolo viene sottolineato da più parti come i ragazzi si siano gettati sui cloni del Napster, ovvero su quei programmi che permettono la condivisione dei file, ma non sono stati ancora toccati dalle citazioni targate RIAA. Quasi a sottolineare la promiscuità degli stessi giovani fedeli alla causa, ma non a Napster.

Questo non è a mio avviso corretto. Infatti se da un lato si è notato un tributo di profonda fedeltà degli utenti verso chi ha inventato il sistema (e questo forse non l’hanno ancora capito bene neanche nei quartier generali dell’azienda a San Mateo, dato che è questo il vero patrimonio di Napster, che potrà di certo essere un giorno monetizzato), dall’altro si sono notati segnali di prudenza e di corsa ai ripari anche da parte dei promotori dei sistemi concorrenti.

Ad esempio Cute-Mx ha temporaneamente ristretto gli accessi al suo sistema di condivisione file. Questo come conseguenza della preoccupazione per possibili ritorsioni da parte dei giudici.

La RIAA infatti, per ora, non si preoccupa di citare tutti in giudizio e, dato che vuole creare un precedente, concentra tutti i suoi sforzi contro Napster. Di certo per poter poi proseguire con maggior forza contro tutti gli altri.

Insomma la supposta ingratitudine dei fan di Napster è tutta da dimostrare, per questo si possono leggere gli interessantissimi commenti postati insieme alla firma nella petizione “Mp3 is not a crime!” a favore di Napster.

Se negli uffici di San Mateo realizzano che c’è un consistente premio fedeltà su cui fare leva, la supposta tristezza sparirà dai loro volti, quando vedranno di nuovo arrivare quei soldi che sembravano perduti per sempre. Non hanno solo inventato un sistema rivoluzionario per far crollare il potere delle case discografiche, ma hanno applicato alla perfezione una delle regole auree del web-marketing: creare una comunità fedele al sito e alle proposte dello stesso. In questo Shawn Fanning è riuscito alla perfezione, probabilmente senza volerlo. Come spesso è accaduto nelle favole che Internet ci ha abituato a raccontare.

Stefano Bargiacchi
profste.com

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Pubblicato il
1 ago 2000
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