UPDATE: Google ha confermato laconicamente a VentureBeat che i piani per portare Project Ara sul mercato sono stati accantonati.
Roma – Project Ara è terminato. Caput, chiuso d’ufficio. Chi sperava nell’alba di una nuova generazione di smartphone modulari rimarrà deluso. Google ha deciso di porre fine allo sviluppo del progetto di questo tipo di cellulare con componenti mobili e sostituibili. La decisione non è stata ancora confermata ufficialmente, anzi un portavoce di Google ha persino rifiutato di esprimersi in merito, ma le due testate che hanno riportato la notizia – Reuters e Recode – pare abbiano fatto riferimento a fonti attendibili, vicinissime al colosso di Mountain View.
Il cambio di rotta sarebbe avvenuto con l’intenzione di Google di razionalizzare gli sforzi in campo hardware . Ricordiamo che tra un mese circa dovrebbero vedere la luce anche i due nuovi smartphone Nexus – che pare verranno lanciati sotto il brand “Pixel” .
Google varò il Project Ara con l’intenzione di abbassare le barriere d’ingresso per i produttori di hardware per la telefonia mobile: si voleva ridurre la cosiddetta oligarchia dei grandi produttori di cellulari, permettendo a centinaia di piccole aziende di entrare nella partita degli smartphone del futuro prossimo venturo. L’idea era di fornire loro la possibilità di inserirsi in una piattaforma aperta, che non richiedeva il pagamento di una licenza per lo sviluppo e la produzione delle unità rimovibili. Creare un cellulare modulare con parti sostituibili a piacimento dall’utente avrebbe significato più libertà di scelta per l’acquirente, un ciclo di vita più lungo per gli apparecchi e di conseguenza una riduzione sostanziale del cosiddetto e-waste (immondizia elettronica).
Lo sperimentale Project Ara ha vissuto una storia non lunghissima, ma comunque parecchio “movimentata”, con diversi momenti di sviluppo sottotraccia e qualche apparizione sporadica nelle cronache. Lanciato ufficialmente il 1 aprile del 2013, dopo l’acquisizione di Motorola e di alcuni brevetti dall’azienda Modu, è stato affidato e portato avanti nello sviluppo dal team ATAP (Advanced Technology and Projects), diretto inizialmente da Blaise Bertrand. Nel 2015 c’è stata una prima temporanea battuta d’arresto, dovuta – pare – alla difficoltà dei moduli nel restare attaccati allo scheletro in caso di caduta dell’apparecchio, ma il progetto ha ripreso la sua strada. C’era anche l’idea di iniziare a vendere le prime versioni dell’apparecchio a Porto Rico , stringendo accordi con operatori telefonici locali, ma poi l’iniziativa è decaduta.
Molti dei progetti dei laboratori di ricerca e sviluppo di Google – ricordiamolo – non arrivano a vedere la luce. Ma per il Project Ara non c’erano segnali di fine imminente. Se ne parlava poco, vero, ma pareva essere sempre in corso. Lo scorso maggio, durante la consueta conferenza I/O, Google aveva fatto addirittura sapere che entro il quarto trimestre del 2016 sarebbe stata lanciata la Developer Edition , ossia il primo blocco di unità destinate agli sviluppatori.
Nel frattempo la divisione hardware di Google è stata ristrutturata – una vera e propria razionalizzazione che ha implicato anche l’affidamento della direzione a Rick Osterloh (ex numero uno di Motorola) – e lo smartphone modulare s’è evoluto. L’idea iniziale di ARA Phone, cioè, è stata abbandonata. Il sistema in cui originariamente tutti i componenti dovevano essere intercambiabili ha lasciato il posto a un cellulare sempre modulare, ma la cui struttura base – formata dalla CPU e qualche altro componente fondamentale – non può subire alcuna modifica. I soli moduli sostituibili dall’utente restavano la memoria, l’altoparlante, la fotocamera e uno schermo secondario ad inchiostro elettronico. Google aveva anche rivisto il design della struttura portante e stretto già accordi con diversi partner – come Toshiba, e-Ink, Gotenna e Sony Pictures Home Entertainment – per la realizzazione dei moduli.
Le ambizioni dunque s’erano decisamente ridimensionate , il prodotto aveva cambiato aspetto e potenzialità, la data di lancio della versione commerciale per gli utenti sostanzialmente slittava nuovamente, però Google sembrava crederci ancora. Almeno fino a che non è arrivata questa voce di corridoio.
Sul sito ufficiale dell’Ara Project , in ogni caso, nulla appare cambiato: in homepage svetta ancora a caratteri cubitali l’annuncio dell’arrivo delle unità per gli sviluppatori.
Ora, secondo le fonti, l’unica possibilità che resta al Project Ara è una specie di spin-off, ossia Google potrebbe decidere di non vendere direttamente il telefono, ma optare per fornire in blocco tutto il piano di ricerca e sviluppo a società terze interessate al suo telefono modulare. In questo modo – attraverso una licenza o un accordo simile – uno o più partner potrebbero effettivamente portare in commercio l’Ara Phone.
Se si guarda poi a prodotti come il G5 di LG o la linea Moto Z di Motorola/Lenovo , è chiaro che il mercato sembra avere una certa forma di interesse verso gli smartphone modulari. Per cui qualche speranza che una o più società prendano il mano il Project Ara per portarlo nei negozi c’è.
Nicola Bruno