Passa di mano da Motorola a Google e brucia le tappe per arrivare entro il primo trimestre del 2015: questo il destino di Project Ara , l’idea di sviluppare un dispositivo modulare composto da singoli pezzi facilmente assemblabili e scelti da ogni singolo utente secondo il proprio volere. Un progetto mirato quindi a creare infinite (almeno in teoria) versioni di alcuni terminali accomunati da quello che era stato denominato endoscheletro, cioè la scheda madre standard sulla quale costruire il proprio smartphone.
Lanciato nello scorso ottobre da Motorola, Project Ara rientra nel vasto elenco di brevetti che Big G ha mantenuto per sé dopo aver venduto l’azienda dell’Illinois a Lenovo. Fiutato il potenziale affare, Google non ha nessuna intenzione di rinunciare al progetto, così ha già stilato una tabella di marcia mirata a presentare il primo smartphone entro l’inizio del prossimo anno.
Se al momento si conosce l’esistenza di un unico prototipo dallo spessore di 9,7 millimetri, il team Ara sembra stia testando tre diversi modelli, differenti perlopiù nelle dimensioni, poiché l’idea ultima è quella di immettere sul mercato un tris di basi di taglie diverse per soddisfare gli amanti di piccoli, medi e grandi display. Il prezzo base del dispositivo più semplice dovrebbe aggirarsi attorno ai 50 dollari.
Pur se restano scarni i dettagli forniti, un primo evento cardine per conoscere i futuri sviluppi del Project Ara sarà la conferenza dedicata agli sviluppatori che andrà in scena il 15 e 16 aprile presso il Computer History Museum di Mountain View. Per accedere al quartier generale di Google, gli interessati dovranno sborsare cento dollari, una cifra abbordabile considerata la portata del progetto (senza dimenticare che la conferenza sarà visibile gratuitamente e in diretta anche via streaming).
Per quanto complesso, infatti, l’idea di uno smartphone personalizzabile nell’estetica e nel reparto software, così come in quello hardware, offrendo a ogni utente di scegliere tipologia e peculiarità di fotocamera, display, memoria interna e tutto il resto, ha già suscitato unanimi consensi nelle comunità digitali. A tenere banco c’è anche l’ipotesi, ventilata nella fase iniziale da Motorola, di fare del Project Ara un terminale dal costo ridotto attorno al quale realizzare un ecosistema di servizi per fornire applicazioni utili agli utenti e profittevoli per azienda madre e sviluppatori.
Alessio Caprodossi