Dell’incredibile oscuramento del Project Gutenberg ne avevamo parlato a suo tempo. Chi di voi vede il sito, significa che sta utilizzando DNS non sottoposti al filtro della normativa italiana; chi di voi non vede il sito, invece, può confermarne il blocco sulla base delle normative nostrane contro le violazioni di copyright. Norme legittime, sia chiaro: non è questo il punto. Mel caso del Project Gutenberg, infatti, è avvenuto un evidente corto circuito che rischia di deflagrare se non si troverà una soluzione. Dove sarebbe servito dialogo, è arrivata invece la scure della Guardia di Finanza. E ora la vicenda galleggia in una torbida impasse.
Aleramo e Bontempelli
Il Project Gutenberg è una iniziativa nata decenni or sono, pensata per sfruttare il Web come canale preferenziale per la distribuzione di contenuti il cui diritto d’autore risulta ormai scaduto e che sono pertanto in ogni senso di pubblico dominio. Ciò consente a questo contenuti di rimanere in vita grazie ad una distribuzione digitale sempre attiva, senza i limiti che la distribuzione cartacea (ed i costi della stessa) determinano. Dietro il Project Gutenberg c’è una storia, c’è un principio, c’è un insegnamento importante. Ecco perché ha fatto scalpore il fatto che il Project Gutenberg sia finito sulle carte degli inquirenti in mezzo ad una lista di siti che distribuivano materiale illecito e sui quali c’è poco da aggiungere. Il trattamento è stato lo stesso per tutti: siti oscurati tramite black list sui DNS.
Ci aiuta a far luce sulla questione la ricostruzione offerta da Maurizio Codogno, il quale introduce in questa vicenda due nomi cruciali per capire quanto accaduto: Sibilla Aleramo e Massimo Bontempelli. Entrambi vissuti nel secolo scorso ed entrambi deceduti nel 1960. La data è fondamentale ed i loro nomi sono cruciali perché sono di Aleramo e Bontempelli le opere al centro dell’accusa che ha portato all’oscuramento di Gutenberg.org in Italia. Questa è infatti la causa del corto circuito:
Secondo la legge italiana (ed europea), il copyright su un’opera letteraria scade dopo 70 anni dalla morte dell’autore. Aleramo e Bontempelli sono morti nel 1960, quindi le loro opere entreranno nel pubblico dominio nel 2031. Ma secondo la legge statunitense, le opere pubblicate fino al 1978 hanno un copyright di 95 anni dalla data di pubblicazione. Questo significa che le opere pubblicate prima del 1924 di un autore morto dopo il 1950 sono PD-USA ma non PD-EU. Project Gutenberg ha insomma tutti i diritti di distribuire quelle opere: per esempio, “Una donna” dell’Aleramo è del 1906, e “La vita operosa” di Bontempelli del 1921. Né si vede perché debba togliere quei libri: il suo pubblico di riferimento è quello statunitense, e c’è un disclaimer che specifica che i libri potrebbero non essere di pubblico dominio al di fuori degli USA.
L’opinione dell’Associazione Italiana Editori
Le parole usate da Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori, sono benzina sul fuoco e di certo non aiutano il dialogo verso la ricerca di una soluzione:
In relazione all’oscuramento in Italia da parte delle Autorità del sito Gutenberg.org, l’Associazione Italiana Editori (AIE) esprime grande apprezzamento per l’operato dell’autorità giudiziaria e la Guardia di Finanza per l’azione di contrasto alla diffusione non autorizzata di opere coperte da diritto d’autore
Insomma: non sembra esserci volontà di tutelare la storia del Project Gutenberg, la cui importanza è innegabile e la cui testimonianza è di enorme valore proprio per il rapporto da sempre teso tra il mondo dell’editoria e quello del Web, ma soltanto un nuovo muro innalzato che stronca ogni possibilità di confronto:
Le norme europee sul diritto d’autore sono tali da offrire garanzie a tutte le parti in causa. La legge esiste e deve essere rispettata. Questo vale anche nel caso di un sito noto e apprezzato come Gutenberg.org
Che la legge vada rispettata è lapalissiano. Che la normativa sul copyright sia complessa, soprattutto quando di mezzo ci sono confini e normative differenti, è altrettanto chiaro. Che ci sia poca volontà di dialogo di fronte ad un caso che non riguarda pirati (ma una iniziativa basata per definizione sul pubblico dominio) è ancora più chiaro. Laddove serviva dialogo, insomma, di dialogo non ce ne sarà: la questione si è spostata nelle mani degli inquirenti e dovrà presumibilmente essere un tribunale a stabilire l’intervento più proporzionato per il ripristino della legalità.
Apprendiamo da #AIE (Associazione italiana #editori) che oggi le leggi #copyright sono perfettissime e giustizia sarà in ogni caso fatta, anche per soggetti deboli come #ProjectGutenberg. Pochi giorni fa invece erano inique e da cambiare urgentemente.https://t.co/MwDx71MObl
— Wikimedia Italia (@WikimediaItalia) June 13, 2020
Ecco perché il corto circuito rischia di restare in piedi a lungo, creando una zona d’ombra tra il mondo del copyright e quello del pubblico dominio. Ed in tutto ciò bastano pochi volumi per oscurare un intero sito, una intera storia e decenni di tradizione: se “le norme europee sul diritto d’autore sono tali da offrire garanzie a tutte le parti in causa” allora occorrerà far presto chiarezza e giustizia sul caso, perché nella storia quando si sono oscurati dei volumi non ci sono mai stati periodi particolarmente luminosi.