Washington (USA) – Una mossa per spostare l’obiettivo? In pieno scandalo Carnivore, l’amministrazione Clinton se ne è uscita con la proposta di una nuova legge che consenta ai cybercops più facili intercettazioni nelle comunicazioni elettroniche.
Si tratta, in effetti, di una proposta che, poiché si avvicina alle norme già previste per le intercettazioni telefoniche, non è completamente invisa alle associazioni che si battono per il rispetto della privacy ma, visto il problema Carnivore, ha sollevato comunque un coro di perplessità.
Secondo l’amministrazione, la proposta è pensata per bilanciare il diritto alla privacy con le necessità delle autorità di sicurezza di controllare le comunicazioni digitali. Si tratta di una norma che, qualora venisse approvata dal Congresso (cosa tutt’altro che probabile al momento), metterà in un insieme organico un coacervo di norme sulle possibilità di indagine, oggi “spezzettate” tra diversi testi legislativi.
Un punto a favore della proposta sta nel fatto che i cybercops dovrebbero richiedere l’autorizzazione di un tribunale o comunque dimostrare l’inevitabilità dell’intercettazione per potere effettivamente effettuare un monitoraggio delle comunicazioni di un individuo. Questo già avviene per le comunicazioni via telefono, almeno sulla carta, mentre fino ad oggi, come dimostra Carnivore, il monitoraggio delle trasmissioni online è avvenuto in modo piuttosto disinvolto.
Il vero problema, secondo gli oppositori, è che la nuova proposta non sembra voler affrontare la questione Carnivore. Una questione ancora centrale, a giorni dall’apertura dello scandalo, perché ha rivelato agli americani che le tecnologie usate dai diversi livelli delle polizie federali possono essere utilizzate per “spiare” anche le loro attività e non solo quelle degli altri paesi (Echelon docet).